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Ecco perché il Guatemala segue Trump sulla scelta di riconoscere Gerusalemme capitale

Maurizio Stefanini

Jimmy Morales e le "eccellenti relazioni" con Israele. Dopo Stati Uniti e lo stato centro-americano ci sarebbero altri otto paesi pronti a spostare le loro ambasciate

E’ il Guatemala il secondo paese, dopo gli Stati Uniti, ad annunciare lo spostamento della propria ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. “Caro popolo del Guatemala, oggi ho conversato col Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu”, ha scritto il presidente Jimmy Morales su Facebook proprio la vigilia di Natale, “e abbiamo parlato delle eccellenti relazioni che abbiamo avuto come nazioni da quando il Guatemala ha appoggiato la creazione dello Stato di Israele. Uno dei temi di maggior rilevanza è stato il ritorno dell’ambasciata del Guatemala a Gerusalemme. Per questo vi informo che ho trasmesso istruzioni alla ministro degli Esteri perché inizi i passi necessari. Dio vi benedica”.

 

L’annuncio ha suscitato le ire immediate di Evo Morales, che a causa della crisi di Maduro in Venezuela e col cambio di linea del successore di Correa in Ecuador è ora il leader di fatto di quell’asse bolivariano latino-americano che si richiama all’eredità di Chávez. Il presidente boliviano si è affidato a Twitter per lamentare come “alcuni governi vendano la propria dignità all’impero per non perdere le briciole dell’Usaid”. Una frase forse non opportuna da parte di un leader che ha ricevuto dall’Iran una linea di credito da 287 milioni di dollari poco dopo la rottura delle relazioni con Israele.

 

Israele ha fatto in Guatemala alcuni investimenti, ha addestrato le forze speciali del paese centroamericano, ed è stato anche presente con importanti aiuti durante le varie catastrofe che hanno funestato questa terra. Ma è soprattutto dal mondo protestante fortemente legato all’evangelismo conservatore nord-americano  (2016 il protestantesimo ha raggiunto il cattolicesimo come numero di fedeli, con un 45 per cento a testa di fedeli) che viene la spinta pro Gerusalemme. Ne fanno fede alcuni popolari gruppi pro-Israele su Facebook: da Reporte Honesto, che ha in questo momento 205.000 follower, a Unidos por Israele, che ne ha 662.918. D’altra parte a Tel Aviv c’è una Via Jorge García Granados dedicata al diplomatico guatemalteco che nel 1947 presiedette il Comitato Onu che diede il via libera alla nascita di Israele, il Guatemala fu il secondo paese al mondo a riconoscere Israele e il primo a trasferire l’ambasciata a Gerusalemme, anche se nel 1980 l’aveva poi riportata a Tel Aviv. Il Guatemala inoltre è stato anche uno dei sette paese che all’Onu si sono schierati con Stati Uniti e Israele in occasione dell’ultimo voto su Gerusalemme: assieme Honduras, Togo, Stati Federati di Micronesia, Nauru, Palau e Isole Marshall.

 

“Malgrado siamo stati solo nove in tutto il mondo abbiamo la totale certezza e convinzione che è questa la rotta corretta”, ha commentato Jimmy Morales.

 

Secondo quanto ha detto la viceministro degli Esteri israeliana Tzipi Hotovely in una intervista a radio Kan Bet potrebbero essere addirittura dieci i paesi che starebbero per riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, pur senza necessariamente per questo trasferire l’ambasciata. Non ha detto i nomi, ma in Israele si dava per scontato che il prossimo a decidere il trasferimento della rappresentanza potrebbe essere a breve proprio l’Honduras. Si parla anche di Romania e Slovenia, mentre un riconoscimento di Gerusalemme Ovest come capitale di Israele è venuto da Repubblica Ceca e Russia.

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