Londra, Theresa May in conferenza stampa al 10 di Downing Street (foto LaPresse)

La conferma elettorale di May

Redazione

Tory pigliatutto al voto locale. Sulla Brexit però servono parole diverse

A cinque settimane dalle elezioni generali nel Regno Unito, Theresa May può sentirsi ancora più sicura: alle amministrative di giovedì, i Tory sono andati molto bene, soprattutto sono andati male tutti gli altri. L’Ukip, che già versava in condizioni pessime a causa di una lotta fratricida interna, ha perso decine di seggi, e il suo elettorato è tornato probabilmente alla sua prima scelta, quella conservatrice. Il Labour sperava di conquistare in quelle circoscrizioni di insofferenza e rabbia qualche consenso, ma anche questo calcolo non è riuscito affatto bene: il primo partito dell’opposizione è stato quasi eliminato dalla Scozia – ha perso anche Glasgow, dove il Labour dominava da 35 anni – e ha perso terreno in tantissime aree considerate “roccaforti”. Il cancelliere dello Scacchiere ombra, l’ineffabile McDonnell che alle celebrazioni del Primo maggio ha parlato su un palco con le bandiere comuniste e la bandiera del regime siriano assadista, ha dichiarato che “è stata una notte dura”, ma il partito “non è stato spazzato via”, che dà la misura delle attese laburiste per il voto dell’8 giugno. Anche i liberaldemocratici hanno ottenuto un risultato più brutto del previsto, a conferma che la May è riuscita a spezzare sul nascere le chances di una nuova alleanza trasversale anti Brexit, attorno a quel 48 per cento che il partito del “remain” ottenne al referendum dello scorso anno.

Regno Unito, John McDonnell (col microfono in mano, a destra) alla Mayday parade a Londra


I risultati locali confermano quel che la May sapeva già, e che anzi era la premessa alla sua decisione di indire elezioni anticipate in grande fretta, nonostante avesse per mesi escluso questa ipotesi. Per questo, per questa grande forza di cui gode già, il battibecco antipatico che la May ha avuto in questi giorni con l’Europa risulta ancora meno giustificato. Il premier ha detto che l’Ue, con le sue indiscrezioni e i suoi piani di negoziato, sta cercando di alterare il risultato elettorale in Inghilterra. Ma nessuno, a Bruxelles, pensa che una vittoria del Labour di Corbyn possa in qualche modo migliorare la situazione e anzi un mandato forte della May di fatto è utile anche all’Ue. Il confronto continua, il capo del Consiglio europeo Tusk ha detto ieri che ci vuole “moderazione e buona volontà”, ma ancora una volta la risposta a Londra è stata irritata. Ma alla strategia europea azzeccata – “basta illusioni” – May dovrebbe rispondere non tanto con accuse di sabotaggio, ma con un piano negoziale ben più preciso.

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