Matt Drudge (foto via Facebook)

Quella destra arrabbiata con Trump

Drudge dà voce agli ultrà delusi dal presidente. Dove gli altri vedono rivoluzioni, loro vedono tradimenti

New York. Donald Trump firma ordini esecutivi come se non ci fosse un domani, i repubblicani controllano saldamente il Congresso, la Corte suprema avrà un giudice conservatore al posto del compianto Antonin Scalia, ma Matt Drudge non è contento. Per niente. Sarà che per l’ultrà di Trump la rabbia non è uno stato passeggero quanto un destino, ma il giornalista che fa ribollire la pancia della destra soltanto aggregando e rititolando pezzi altrui trabocca di frustrazione e, seguendo il metodo del comandante in capo, twitta: “Il Partito repubblicano dovrebbe essere denunciato per truffa. Non c’è nessuna discussione sui tagli fiscali. Soltanto follie. Tornate alle basi, ragazzi”.

La frode repubblicana consiste nell’inversione delle priorità in agenda, nell’accelerazione su temi che potrebbero attendere e nella frenata su quelli urgenti. La manovra senatoriale per mettere a tacere Elizabeth Warren ha fatto imbestialire Drudge: “Niente revoca dell’Obamacare e tagli alle tasse! Ma i repubblicani votano per zittire Warren? Sanno soltanto stare all’opposizione, non al governo! PERICOLO”. I bersagli non sono solo i repubblicani dell’establishment, il blogger va dritto alla Casa Bianca che prepara decreti “sui regolamenti dei minerali” e nel frattempo “la tassa dell’Obamacare è ancora lì”. Un giornalista di Breitbart, pubblicazione che è sul confine fra il giornale d’area e l’house organ di Trump, si è fatto ambasciatore delle lamentele di Drudge al briefing della Casa Bianca. Il portavoce, Sean Spicer, ha spiegato che l’Obamacare è “un colosso che non è facile da revocare e rimpiazzare con una nuova legge” e il presidente ha due strade: “Farlo rapidamente oppure farlo bene. Lui vuole farlo bene”.

  

Farlo bene? Non è per fare le cose in modo ragionevole e ordinato che Drudge ha tirato la campagna di Trump, mobilitando gli elettori di destra che cliccano sul sito al ritmo di 21 milioni di visitatori unici al giorno. Voleva tutto e subito, Drudge, poco importa dei dettagli. L’inizio “shock and awe” dell’Amministrazione che ha tramortito il paese a suon di ordini esecutivi è apparso a molti come una testimonianza certa del radicalismo di una Casa Bianca che non accetta compromessi e non fa prigionieri. Dalle restrizioni sull’immigrazione al muro con il Messico, i motivi per l’indignazione popolare si sono rincorsi e accavallati, riversandosi nelle piazze. Questo ha fatto sembrare, per contrasto, che tutti i tifosi del presidente fossero soddisfatti e sorridenti. Non proprio. Aveva promesso loro il “muslim ban” e ha concesso una restrizione temporanea per sette paesi, voleva il muro subito e a spese del Messico e s’è incagliato nella diplomazia, sbandierava la revoca immediata e totale dell’Obamacare e ora mostra la cautela dei politici di professione. Il Nafta è stato agitato ma non smantellato, i dazi doganali si sono trasformati in una complicata tassa che piace perfino a Paul Ryan e Grover Norquist, due anime dallo stesso liberismo. Le aperture alla Russia e al suo credo identitario non sono ampie come nelle premesse. Giornali come The American Conservative, che esprimono il punto di vista dei paleoconservatori che stanno con Trump al grido di “America First”, pubblicano già commenti velenosi sull’escalation di dichiarazioni e sanzioni sull’Iran, denunciando che la politica estera è finita nelle mani di falchi come il consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Flynn: “Ispirato da teorie estreme sulla civiltà islamica, Flynn sta guidando Trump su una strada pericolosa”. L’approccio oscuro e apocalittico di Steve Bannon, il gran consigliere che vede scontri di civiltà ovunque, non è visto con simpatia da chi aveva riposto le speranze in Trump in nome di una visione realista. Avevano preso Trump sul serio e non alla lettera, recita l’espressione popolare, ma in fondo lo avevano preso almeno un po’ pure alla lettera, e adesso di quelle espressioni letterali chiedono conto. Per farsi sentire meglio forse scenderebbero perfino in piazza, se soltanto non ci fossero già tutti gli altri.