Le madri e le mogli sanno quanto è sciagurata la mossa di Spicer

Paola Peduzzi

Spicer vuole scovare le talpe nell’Amministrazione americana che passano indiscrezioni ai giornalisti, i quali a loro volta raccontano il caos che governa la Casa Bianca e finiscono sulla lista dei “reporter non graditi” nei brief presidenziali

Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca trumpiana, s’è messo a controllare i telefoni dei suoi collaboratori, come fanno le mamme con i figli adolescenti, sciagurate, come fanno le mogli con i mariti, sciaguratissime. Spicer vuole scovare le talpe nell’Amministrazione americana che passano indiscrezioni ai giornalisti, i quali a loro volta raccontano il caos che governa la Casa Bianca e finiscono sulla lista dei “reporter non graditi” nei brief presidenziali. Nella guerra tra Donald Trump e i media-nemici-del-popolo, la battaglia contro i leak è quella più disperata e a tratti ridicola: mentre gli articoli sulla presidenza si riempiono di fonti anonime e pare informatissime (anche se gli addetti ai lavori le definiscono “BS”, cazzate), altri articoli raccontano di come Trump fosse celebre, quando ancora era soltanto un businessman, per le sue soffiate alla stampa: avendo sempre avuto un approccio autoritario, Trump si arrabbiava parecchio quando i suoi leak non trovavano spazio o non erano valorizzati a dovere.

 

Il mondo s’è capovolto anche per Trump – mai quanto il nostro, sia chiaro – e l’esercito della Casa Bianca è stato dispiegato per controllare tutto, soprattutto la presenza sui telefoni delle app che inviano messaggi crittografati end-to-end, cioè che non possono essere intercettati da altri che non siano i destinatari. Whatsapp funziona così, non è una novità, ma oggi si sono diffuse altre applicazioni, che hanno sistemi più raffinati, come Signal o Confide, che nel suo slogan sentenzia: i nostri messaggi sono come una parola sussurrata in un orecchio, non resta traccia.

 

Spicer è in una delle posizioni più difficili di tutto lo staff: i suoi incontri quotidiani con i giornalisti sono diventati uno show che cattura milioni di spettatori, e tra questi c’è lo stesso Trump che trova il tempo di guardare la performance del suo portavoce con regolarità ed è – si dice – estremamente critico. Su tutto, dal colore dell’abito alla sua rigidità nel maneggiare le domande dei giornalisti – per non parlare della parodia che il Saturday Night Life ha riservato a Spicer, facendo andare su tutte le furie il presidente. Sotto quest’enorme pressione del boss e dei cacciatori di verità là fuori, Spicer è diventato un poliziotto, s’è messo a controllare qualsiasi movimento, qualsiasi parola che filtra dalla Casa Bianca e ha dichiarato guerra aperta alle app che permettono di mandare messaggi che si autoeliminano una volta che vengono letti dal destinatario.

 

Queste app nascono per i ragazzini e per gli amanti, per chi ha molte cose da dire ma non vuole lasciare traccia: se ti sei scaricato un’applicazione del genere, di certo hai qualcosa da nascondere. Peccato che ormai ce le hanno tutti, anche alcuni membri dello staff ristretto del presidente che però giurano di non averle mai utilizzate: le hanno scaricate soltanto per vederne il funzionamento e fare intelligence, talpe tra le talpe. Il Washington Post ha raccontato che Confide è diventata “la app dei repubblicani”, che la utilizzano per organizzare incontri e stabilire strategie di “damage control” nei confronti della Casa Bianca. L’utilizzo di queste app ha anche conseguenze legali, ché le conversazioni su materiale sensibile e classificabile devono essere conservate e non possono transitare su circuiti diversi da quelli ufficiali e reperibili dalle autorità. Ricordate il doppio server di posta di Hillary Clinton? Ecco: ce ne hanno tutti uno ora, sul proprio telefono. Da queste conversazioni segrete nascono i leak, ma quel che più è divertente è che puntualmente ogni misura anti indiscrezione adottata d’imperio dall’Amministrazione viene fatta filtrare sui giornali: il dipartimento di stato ha rilasciato un documento interno anti leak che si può trovare su qualsiasi sito d’informazione, e anche Spicer con i suoi controlli degli smartphone è già notizia. Tenere un segreto è diventato difficilissimo, ma anche voler controllare ogni cosa non è sano: come le madri e le mogli tradite sanno bene, nulla uccide di più dell’ossessione per la verità.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi