Aleppo (foto LaPresse)

La Russia aveva già accerchiato Aleppo con voli segreti diplomatici

Daniele Raineri

I paesi vicini potevano ostacolare le operazioni militari russo-siriane, ma sono stati persuasi a lasciare correre

Roma. Sono i viaggi, fatti con discrezione e spesso a bordo di voli militari, che spiegano il gioco di alleanze che si sciolgono, s’intrecciano e decidono la guerra civile siriana. Il fratello del presidente siriano Bashar el Assad, il generale Maher, è stato a Mosca dal 10 al 15 novembre, rivela un sito francese vicino ai servizi di Parigi. L’anno scorso erano stati i viaggi del generale iraniano Qassem Suleimani a Mosca, almeno due in tre mesi, a rivelare in anticipo che i russi stavano per intervenire in Siria (e come dimenticare il volo del capo dell’intelligence italiana, Alberto Manenti, a Damasco, a luglio?). E così anche l’accerchiamento dell’enclave ribelle di Aleppo est – finita con l’evacuazione negoziata di civili e guerriglieri fuori dalla città – ha funzionato soltanto perché è stato preceduto da un altro accerchiamento, questa volta diplomatico, ottenuto dalla Russia grazie a una ragnatela di viaggi e incontri riservati. Mosca ha convinto i paesi che potevano opporsi alle sue manovre militari in Siria a non interferire e a lasciare che la campagna brutale per prendere Aleppo si consumasse per mesi fino all’epilogo di questi giorni.

 

Su tutti, Turchia e Giordania. I giordani avrebbero potuto rendere la vita infernale ai russi e ai governativi siriani, se avessero continuato a sponsorizzare il cosiddetto Fronte sud, un gruppo di fazioni ribelli – non jihadiste – che combatte fra la capitale Damasco e il confine giordano. Il Fronte sud riceve armi e aiuti dalla Giordania e dagli americani, ma per tutta la durata dell’assedio di Aleppo non ha sparato un colpo – come se qualcuno avesse dato ai suoi combattenti l’ordine di congelare le operazioni. Se il Fronte avesse dato battaglia, avrebbe scompigliato tutti i piani di Damasco (che poi sono piani del generale iraniano Qassem Suleimani e del governo russo), perché in Siria tutti si muovono in economia di forze, non ci sarebbero stati abbastanza soldati per circondare Aleppo e anche per tenere testa al Fronte sud. Dopo che nel novembre 2015 Putin ha visitato Amman e ha firmato con re Abdallah II un’intesa per coordinare le attività antiterrorismo in Siria, quel lato della guerra non ha più dato problemi.

Da notare che durante la visita di Putin era presente in città anche Ali Mamlouk, direttore dei servizi segreti siriani, che con discrezione fa le veci del presidente Bashar el Assad nei negoziati all’estero. Quest’estate il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha ricevuto l’ambasciatore giordano a Mosca “per aggiornamenti” una volta al mese. E per quanto riguarda la Turchia, il doppio incontro fra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Putin e soprattutto la visita del capo di stato maggiore russo, Valery Gerasimov, in Turchia a settembre, spiegano l’impassibilità dei turchi davanti alla catastrofe di Aleppo. Pochi giorni prima dello sbarco di Gerasimov, l’ubiquo capo delle spie siriane Mamlouk aveva incontrato diplomatici turchi a Mosca. 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)