Il gran dibattito sulla Siria ai Comuni inglesi sembra una terapia di gruppo

Paola Peduzzi

Discussioni a destra e a sinistra: vergogniamoci per non aver fatto nulla in Siria

Milano. Martedì alla Camera dei Comuni inglese si è parlato di Siria. La riunione è stata convocata per discutere della conquista di Aleppo da parte delle forze assadiste e russe, mentre i dispacci delle Nazioni Unite denunciavano fucilazioni sul posto, di donne e bambini, e i White Helmets parlavano di “inferno”, “i corpi giacciono dove cadono”, nelle strade, nei palazzi, “non possiamo fare niente, continuano i bombardamenti”. Il Times ha definito la sessione ai Comuni “una terapia di gruppo”, colorando con un po’ di ironia un momento importante per la coscienza collettiva del Regno Unito, e del resto del mondo. George Osborne, ex cancelliere dello Scacchiere caduto con la Brexit, ha preso la parola e ha tenuto uno dei discorsi più belli della sua intera carriera – nonché il più importante da quando non è più al governo.

 

 

La guerra in Siria è iniziata nel 2011, ha detto Osborne, “e inganniamo noi stessi, in questo Parlamento, se pensiamo di non avere responsabilità per quel che sta accadendo in Siria. La tragedia ad Aleppo non spunta da un vuoto, è stata creata da un vuoto. Il vuoto lasciato dalla leadership occidentale, da quella americana e da quella britannica. Mi assumo la responsabilità di quel che accade, perché sono stato seduto nel Consiglio per la sicurezza nazionale in questi anni. Il Parlamento dovrebbe fare altrettanto e assumersi le proprie responsabilità per aver impedito che qualcosa venisse fatto. Ci sono state molteplici opportunità per intervenire”, ma nessuna è stata colta. Osborne fa riferimento al voto parlamentare del 2013, che bocciò la decisione dell’allora governo di David Cameron di iniziare un blitz contenitivo contro il regime di Assad: i piani erano pronti, ha ricordato l’ex cancelliere citandone uno firmato dal generale americano David Petraeus, ma sono stati ignorati. “Tutti conosciamo il prezzo di un intervento” militare, “ma ora cominciamo a quantificare il prezzo del non intervento”, ha detto Osborne, che naturalmente se l’è presa con l’opposizione laburista che allora impedì al governo di andare avanti con l’ipotesi di un blitz (gli inglesi sarebbero comunque rimasti senza gli americani, perché in quelle stesse ore Barack Obama decideva di non intervenire più, telefonava ai francesi che avevano già i motori dei jet accesi e si rimangiava in un sol boccone imperativi morali e linee rosse sull’utilizzo delle armi chimiche), ma il punto non è lo scontro politico.

 

Il punto è che ai Comuni inglesi mercoledì è andata in scena una presa di coscienza collettiva, seria e drammatica, su uno degli errori strategici e ideologici più gravi degli ultimi vent’anni. Anche il Labour lo sa, e lo dice. Ed Miliband, che allora era il leader del partito, disse che il suo voto contrario all’intervento “parlava a nome del popolo del Regno Unito”, ma ieri – hanno scritto alcuni commentatori – Miliband non ha parlato in nome dei cittadini di Aleppo. Lo hanno fatto alcuni parlamentari a lui fedeli, a dimostrazione del fatto che la presa di coscienza riguarda anche la sinistra, che sulla vicenda siriana si è divisa in modo pubblico e brutale – si ricorda ancora il discorso dell’allora ministro degli Esteri ombra Hilary Benn a favore di un ampliamento delle operazioni aeree dall’Iraq alla Siria, mentre in Aula l’attuale leader laburista, Jeremy Corbyn, che era contrario, masticava rabbia e vendetta. Per non parlare del primo discorso, bello e appassionato, che Jo Cox, la parlamentare uccisa per strada da un neonazista alla vigilia del voto sulla Brexit, tenne in Parlamento in nome del popolo siriano. La consapevolezza c’è, anche a sinistra, in Inghilterra.

 

John Woodcock, vicino a Ed Miliband, ha detto: “Ancora mi sento male all’idea che l’allora leader dell’opposizione ringraziò se stesso e gli altri che avevano votato contro l’intervento per aver fermato la guerra. Guardate a quel che è accaduto negli ultimi tre anni, il massacro è una vergogna per tutti noi, non importa da che parte siamo seduti né quali siano state le nostre azioni di allora. Dobbiamo tutti vergognarci, come nazione”. Ben Bradshaw, ex ministro laburista, ha aggiunto: “Avevamo la possibilità di scegliere. L’abbiamo sprecata. Gli altri l’hanno sprecata. Tutta questa Camera l’ha sprecata”. Boris Johnson, attuale ministro degli Esteri, ha concluso: “Siamo stati noi a lasciare il vuoto in cui è entrata la Russia, così il dittatore ha potuto dare il peggio di sé”.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi