Il ministro degli Esteri del Paraguay, Eladio Loizaga (foto LaPresse)

Il ministro degli Esteri del Paraguay ci spiega perché il Venezuela è stato sospeso dalla presidenza del Mercosur

Maurizio Stefanini

Il paese di Maduro è l’unico a non partecipare ai negoziati tra l’Ue e l’organizzazione sudamericana per un accordo sul libero mercato. Eladio Loizaga racconta al Foglio come il governo di Caracas continui a violare la Costituzione.

L’Unione europea sta messa un po’ male, il Nafta teme il risultato del voto alle presidenziali americane, il trattato tra Ue e Canada è bloccato dal voto dei valloni, ma altre aree di integrazione sono invece in pieno sviluppo, come l’Alleanza del Pacifico. E altre stanno rifiorendo, come il Mercosur dopo i recenti cambi di governo. Proprio quest’ultimo la settimana scorsa ha iniziato a Bruxelles il negoziato per arrivare alla firma di un Trattato di libero commercio con l’Ue, e anche per parlare di questo negoziato col collega Paolo Gentiloni, il ministro degli Esteri del Paraguay, Eladio Loizaga, è venuto in Italia. Tra gli obiettivi della visita c’è anche la promozione dell’economia paraguayana, un paese che sta realizzando un’importante opera di ammodernamento delle infrastrutture e che grazie alle due grandi dighe di Itaipú e di Yacyretá ha un costo dell’energia particolarmente conveniente.  “Sappiamo che sia dal punto di vista dell’Unione europea, sia da quello dei paesi del Mercosur ci sono temi delicati: dall’agricoltura ai servizi fino alle autovetture”, ha spiegato Loizaga nell’incontro con la stampa che ha avuto presso l’Istituto Italo – Latino Americano (IIla).  “Cercheremo di affrontarli nel corso dei primi anni di un processo che sarà necessariamente complesso, e che dovrà andare avanti gradualmente. Settore per settore. Credo però che un accordo di libero commercio alla fine converrà a entrambi i blocchi”.

 

Il negoziato è stato avviato solo da quattro dei cinque membri, anche se si tratta dei paesi fondatori del Mercosur: Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Non c’è il Venezuela, a cui gli altri partner hanno pure bloccato l’assunzione della Presidenza di turno, con un ultimatum per adeguare la propria legislazione e i propri comportamenti al Mercosur, e in particolare alla sua clausola democratica. Se non lo fa entro dicembre, rischia la sospensione. Qualcuno obietta che questa assenza mette in forse la legalità di questo negoziato. “Il Venezuela si è appunto incorporato a un processo che durava da più di vent’anni, e che si fonda su norme giuridiche che vanno rispettate”, risponde il ministro. “Perché si realizzi il trasferimento della presidenza del Mercosur ci devono essere il vertice dei capi di Stato e la riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri. Ciò non si è realizzato, dunque la presidenza pro tempore non è stata trasferita, come d’altronde è stato formalizzato in una dichiarazione congiunta dei quattro ministri degli Esteri”.

 

Che il tema Venezuela sia rovente è testimoniato dal particolare che l’incontro tra Loizaga e la stampa italiana è stato annunciato da un documento su cui appariva in due dei cinque punti di discussione. E Qualcuno ha obiettato alla violazione della sovranità dello stesso Venezuela. D’altra parte, lo stesso Paraguay fu sospeso dal Mercosur dopo il voto con cui il presidente Lugo fu destituito dal Congresso, e fu reintegrato solo dopo le nuove elezioni in cui fu eletto il presidente Cartes. E il Venezuela entrò nel Mercosur durante questo intervallo, dal momento che fino ad allora il suo ingresso era stato bloccato dal Senato di Asunción. Loizaga, un diplomatico di carriera che è stato anche capo di Gabinetto della Presidenza e rappresentante presso l’Onu, mantiene un tono di voce diplomatico, ma si avverte che il tema lo irrita. “Non posso accettare che la destituzione di Lugo venga definita un golpe istituzionale. C’è stato un processo che si è svolto secondo i termini previsti dalla Costituzione, e che lo stesso presidente Lugo ha accettato. Semmai è la nostra sovranità che è stata calpestata quando venne un gruppo di ministri degli Esteri, e uno di loro istigò addirittura le forze armate a rompere con le istituzioni democratiche. Proprio quelle forze armate che dal 1989 si sottomettono alla Costituzione della Repubblica”.

 

Il 1989 fu l’anno in cui terminò il regime autoritario del generale Stroessner e nel 2012 fu proprio Nicolás Maduro, allora ministro degli Esteri del Venezuela e attuale presidente, a chiedere ai militari paraguayani di sostenere Lugo con la forza. Adesso invece Maduro sta violando selvaggiamente la Costituzione venezuelana: rinvio delle amministrative, ostruzionismo al referendum revocatorio, approvazione del bilancio per decreto senza il voto dell’Assemblea Nazionale. Gli elementi per invocare la clausola democratica del Mercosur contro il governo di Caracas ci sono sicuramente: ma non è che nel comportamento del Paraguay c’è anche un po’ di vendetta?

 

“Nessuna rappresaglia”, risponde Loizaga alla provocazione del Foglio. “Il Protocollo di Ushuaia fu applicato contro il Paraguay senza lasciarci neanche la possibilità di difenderci, e questo fu un arbitrio. Ma noi non guardiamo al passato: guardiamo al futuro. Il dna del Mercosur è democratico: nacque su iniziativa dei presidenti delle transizioni che posero fine alle ultime dittature nel Cono Sur. Alfonsín in Argentina, Sanguinetti in Uruguay, Sarney in Brasile e il generale Rodríguez in Paraguay”.