Soldati con la bandiera siriana (foto LaPresse)

Una Costituzione siriana decentralizzata

L’accordo America-Russia questa volta funzionerà o è destinato a naufragare? Esiste una chance di sbrogliare la situazione in Siria? Un manipolo di esperti ci risponde.

La riorganizzazione della struttura politica della Siria creerà un paese che è molto differente da quello che esisteva prima della rivolta del 2011 e che è oggi sulla via del tramonto. I siriani, e con loro i loro partner internazionali, dovranno affrontare alcune domande difficili mentre cercano un modo per andare avanti. E’ ovvio, tuttavia, che non c’è la possibilità di tornare allo stato altamente centralizzato che esisteva prima del 2011. Questo fatto ha implicazioni significative nei tentativi di porre fine al conflitto. Finora gli sforzi internazionali hanno incentrato la loro attenzione sul perseguimento di un accordo di condivisione del potere negoziato a livello del potere centrale tra i rappresentanti del governo e dell’opposizione.

 

Questo approccio deve essere aggiornato per tenere conto delle molte basi di potere in competizione che esistono in Siria, e la diffusione del potere lontano da Damasco. Gli attori europei devono riconoscere questa realtà e spingere per un’agenda di decentralizzazione come una delle condizioni per il proseguimento dei negoziati. Questo porterà inevitabilmente a coinvolgere i curdi come uno degli attori chiave sul terreno. Il fatto che i russi sono pronti a portare avanti una costituzione modellata sulla decentralizzazione suggerisce che c’è spazio a livello internazionale per raggiungere un accordo su questo modello. Ecco alcune idee su come dare il via a un processo di decentralizzazione:

 

– La Siria dovrebbe adottare un modello politico decentralizzato basato sul trasferimento di poteri da Damasco e verso il governatorato e i livelli distrettuali. Le regioni curde dovrebbero ottenere status e poteri speciali, come parte di una decentralizzazione asimmetrica;

 

– Mentre la decentralizzazione è messa in atto e le comunità sono riconosciute come attori politici, lo stato centrale dovrebbe mantenere il monopolio di alcuni poteri sovrani come la difesa, gli affari esteri e la stampa della moneta;

 

– Il nome ufficiale della Siria non dovrebbe più contenere il nome “araba” (Repubblica araba di Siria, ndr).

 

– Lo stato dovrebbe insegnare a tutti i bambini delle minoranze la loro lingua madre.

 

– Lo stato dovrebbe assicurare la limitazione delle disparità geografiche nello sviluppo economico e, se possibile, negli investimenti pubblici.

 

– I ricavi delle esportazioni di petrolio dovrebbero essere redistribuiti, in modo da garantirne una proporzione uguale a tutte le province sul principio che le risorse petrolifere appartengono ugualmente a tutto il paese.

 

– Le comunità settarie ed etniche dovrebbero avere una qualche forma di rappresentazione politica a livello centrale. Un sistema bicamerale potrebbe essere la soluzione.

 

Jihad Yazigi è visiting fellow allo European Council on Foreign Relations. Fondatore del sito Syria Report (estratto dell’articolo “No going back: Why decentralisation is the future for Syria”, apparso sul Policy Brief dell’European Council on Foreign Relations il 6 settembre

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