Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nella conferenza stampa dopo la strage di Orlando (foto LaPresse)

Reprimere l'islamismo in armi nel mondo è la soluzione, ma Obama fischietta

Redazione

Un'analisi del Wall Street Journal sulla jihad a Orlando. Altro che Trump o pistole facili. Ecco quello che l'Amministrazione americana e tanti opinionisti non vogliono vedere.

“Jihad a Orlando”. Se in Italia i giornali commentano la strage nel gay club della Florida dando spesso la colpa al candidato repubblicano Donald Trump o alle "religioni" vagamente intese, alle pistole e al suprematismo bianco, il Wall Street Journal – come molti organi di stampa americani – riflette esplicitamente sulla matrice religiosa dell’attacco (Omar Mateen, l’autore, era un musulmano che avrebbe avuto contatti con l’Isis): “Possiamo ora finalmente abbandonare l’illusione che i jihadisti che stanno incendiando il medio oriente non rappresentano una minaccia mortale e insistente per la nazione americana?”.

 

“Nei prossimi giorni scopriremo gli effettivi legami tra Mateen e lo Stato islamico – scrive il quotidiano conservatore americano – ma alle vittime poco importa se il cosiddetto Califfato ha pianificato l’attacco o lo ha semplicemente ispirato. Come abbiamo avuto modo di imparare dopo la strage di San Bernardino, la propaganda dell'Isis sul web può raggiungere con facilità i musulmani alienati nella società americana”.

 

Di fronte a questo strisciante pericolo estremista, prosegue il quotidiano, “il presidente Obama potrebbe essere d’aiuto, se solo non fosse così riluttante a riconoscere la minaccia nazionale posta dall’Isis. Nel suo intervento di domenica, Obama ha detto che si è trattato di un ‘atto di terrore’, ma ancora non riesce a pronunciare le parole islam, jihad o Stato islamico. La cosa più vera che ha detto è che i fatti di Orlando avrebbero potuto accadere in qualsiasi altra nostra comunità”. 

 

Affermare che alla base della carneficina del gay club ci sia il problema della vendita delle armi sul suolo americano appare fuorviante rispetto alla matrice religiosa della strage, anche perché – nota il Wsj – “un jihadista ben determinato riuscirà sempre a procurarsi in qualche modo delle armi”: “La dolorosa verità è che nessuna vigilanza domestica potrà mai fermare ogni singolo atto di terrorismo ispirato dall’Isis. E questo è il motivo per cui l’unica reale soluzione è distruggere lo Stato islamico nelle sue basi all’estero, in modo che i giovani musulmani in giro per il mondo non lo vedano più come l’avanguardia del futuro”.

 

“Fa parte del lascito di Obama il modo con cui lo Stato islamico è cresciuto in maniera così pericolosa sotto ai suoi occhi, prosperando nei vuoti politici che si sono creati quando egli ha deciso di abbandonare l’Iraq e di fare poco in Siria. Il compito del prossimo presidente sarà quello di riparare ai danni provocati da questi due errori storici”.