Una foto di reduci scozzesi di religione ebraica della Seconda Guerra mondiale

Essere ebrei in Scozia

Redazione
Anche la Scozia diventa terra fertile per l'antisemitismo. Dopo gli esodi partiti dalla Francia e dal Belgio, dopo i sempre più frequenti casi di discriminazione nei paesi scandinavi, ora è il turno di Glasgow.

Roma. Mentre gli ebrei fuggono dall'Europa, anche la Scozia diventa terra fertile per l'antisemitismo. Dopo gli esodi partiti dalla Francia e dal Belgio, dopo i sempre più frequenti casi di discriminazione nei paesi scandinavi, ora è il turno di Glasgow. Lo dicono i numeri e le testimonianze riportate da un bel reportage pubblicato oggi dal Guardian che descrive la drastica riduzione della comunità ebraica dalla prima città della Scozia. Gli ebrei di Glasgow sono dimuniti del 20 per cento in dieci anni, dal 2001 al 2011, scendendo da 4,222 a 3,396 individui. Qui, subito dopo la Seconda Guerra mondiale, gli ebrei raggiunsero quota 20 mila, la gran parte provenienti dai paesi dall'Europa orientale, in fuga dalla persecuzione nazista. I primi insediamenti risalgono però a molto prima, al 1800. Da allora gli ebrei di Glasgow hanno contribuito alla ricchezza culturale della città.

 


Una famiglia ebraica di fine Ottocento a Glasgow


 

Oggi, l'allarme più preoccupante è dato dal crescente senso di insicurezza che avvolge gli ebrei della prima città scozzese, una paura quotidiana che persino l'obiettività fredda dei numeri – comunque preoccupanti – non può descrivere nella sua interezza. Il Consiglio delle comunità ebraiche scozzesi (ScoJeC) ha provato a sintetizzare questo senso di paura dilagante. In un report intitolato "Essere ebrei in Scozia" si riporta che un ebreo su cinque è stato vittima almeno una volta di un crimine d'odio. Il Community Security Trust, che monitora le aggressioni antisemite nel Regno Unito, va più nel dettaglio e registra 31 eventi di discriminazione antisemita nel 2014, più del doppio rispetto all'anno precedente, quando erano 14. Quest'anno siamo fermi a otto, ma la comunità ebraica riferisce che il senso il senso di paura resta vivo in ogni credente, quasi sotto traccia.

 

Sempre più fedeli non si sentono a loro agio nel dichiarare la propria confessione religiosa. Questo senso di vulnerabilità della comunità ebraica ha vissuto un'impennata dal 2014, a partire dalla guerra di Gaza. Da allora, riferiscono gli ebrei di Glasgow, le violenze e le discriminazioni sono aumentate tramutando la religione ebraica in uno stigma sociale. Basta poco, dalle scritte antisemite comparse sempre più di frequente sui muri della città, fino alle semplici conversazioni con gli amici, dove gli ebrei, dice il direttore dello ScoJeC al Guardian, spesso dissimulano la propria fede per timore di essere bollati come "diversi". Nonostante Glasgow resti il quarto capoluogo del Regno Unito per numero di credenti di religione ebraica (segue Londra, Manchester e Leeds), oggi quella stessa minoranza è in pericolo. E con essa l'identità stessa della città.

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