Un comico tedesco sfotte Erdogan e rischia il carcere

Giulio Meotti
I turchi chiedono a Berlino di prendere provvedimenti giudiziari nei confronti di Jan Böhmermann. In Germania un nuovo caso di "sottomissione". Parla Broder.

Roma. Era dai tempi dell’Idomeneo di Mozart che la Germania non testava così in profondità la libertà di espressione, quando nel 2006 la Deutsche Oper cancellò quell’opera dalla stagione lirica, perché c’era la testa mozzata di Maometto che avrebbe potuto offendere la comunità islamica più grande d’Europa. Il regista, Hans Neuenfels, allora si domandò: “Dove andremo a finire se permettiamo, con obbedienza lungimirante, di essere artisticamente ricattati?”.

 

La risposta è arrivata questa settimana con il caso Jan Böhmermann, il celebre comico che ha preso in giro il presidente turco Recep Erdogan. “Quello che sto per leggere non è consentito”, ha detto Böhmermann sulla Zdf, la rete pubblica tedesca. La sua poesia suggerisce che Erdogan guardi film pedopornografici mentre si diverte a “reprimere le minoranze, prendere a calci i curdi e picchiare i cristiani”. Al procuratore di Mainz, nella Renania-Palatinato, sono arrivate oltre venti denunce da privati cittadini che lo hanno costretto ad aprire un fascicolo contro Böhmermann in base al paragrafo 103 del codice penale, che prevede tre anni di prigione per insulto a un capo di stato straniero. La cancelliera, Angela Merkel, ha condannato la poesia, definendola un “insulto deliberato”, e si è messa al telefono con il premier turco Ahmet Davutoglu per placare l’ira di Ankara. Ieri è arrivata, infine, la denuncia personale di Erdogan contro Böhmermann che, secondo il vice premier turco, Numan Kurtulmus, ha commesso un “grave crimine contro l’umanità” e “offeso 78 milioni di turchi”. Il caso potrebbe andare alla Corte costituzionale di Karlsruhe. Non sazio di incarcerare giornalisti turchi, il presidente Erdogan vuole sbattere in prigione anche quelli tedeschi.

 


Il premier turco Erdogan e la Cancelliera tedesca Angela Merkel durante la cerimonia di benvenuto al G20 Summit in Antalya, Turchia, 2015


 

Nel dibattito sulla libertà di satira è intervenuto ieri il cabarettista Dieter Hallervorden, che in un video definisce Erdogan “un terrorista che caga sullo spirito libero”. Tre settimane fa, un altro video tedesco aveva scatenato le proteste turche. Intanto la Zdf ha rimosso il video su Erdogan di Jan Böhmermann, prima ancora che arrivassero le proteste turche. Se Merkel si è schierata con i turchi, la stampa tedesca è compatta attorno a Böhmermann. Mathias Döpfner, l’editore del colosso Springer, ha elogiato la poesia come un “capolavoro”, criticando Merkel, di cui Döpfner è storico sostenitore: “Come ha scritto Michel Houellebecq nel suo capolavoro sul sacrificio di sé dell’occidente: sottomissione”. Manifestazioni sono state indette sotto gli uffici della Zdf in Turchia, con lancio di uova. L’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha commentato: “L’Europa prima ha perso l’anima, ora ha perso il senso dell’umorismo”.

 

“Böhmermann non è molto coraggioso, si è sempre occupato di soggetti fragili e questa storia è più grande di lui”, dice al Foglio Henryk Broder, nato nel 1946 a Katowice, in Polonia, e oggi uno degli scrittori più bellicosi e popolari della Germania che scrive per Welt e Bild. “Non si è presentato neppure per ritirare il Premio Grimm. Io mi sarei presentato e avrei detto a questa gente: ‘Fottetevi’”. L’attore tedesco Max Mauff si è presentato invece alla cerimonia del Premio Grimm con una foto di Böhmermann e la scritta “mancante”. “Böhmermann si è comportato da dhimmi, da sottomesso, ma dobbiamo essere solidali – continua Broder – Perché è un caso di interferenza del governo nella libertà di espressione. Non hanno legittimità in democrazia gli argomenti sulla ‘sensibilità’ turca. Siamo di fronte alla contraddittorietà invece di Angela Merkel che si dice a favore della libertà di espressione ma poi interviene contro la stessa. Come quando apparve il libro di Thilo Sarrazin ‘La Germania si abolisce’, venne squalificato da Merkel come ‘diffamatorio’ e ‘non utile’. Non c’è buona satira e cattiva satira. Nella Germania comunista dell’est era il partito a decidere cosa si doveva pubblicare e questo è nel Dna di Merkel, che è infatti figlia della Ddr. All’epoca la chiamavano ‘socializzazione’. Merkel ha sempre in testa il pensiero dei migranti ed Erdogan deve fare il lavoro sporco per lei, quindi non vuole che un comico le rovini il rapporto con la Turchia. Ma Erdogan è anche un despota”. Per Böhmermann, invece, Broder ha una soluzione: “Trasferimento in un campo di nudisti in Svizzera”.

 


L'autore Henryk Broder


 

In Turchia, l’articolo 299 del codice penale prevede fino a quattro anni di carcere per chi insulta il presidente (ne sanno qualcosa Can Dündar ed Erdem Gül, direttore e caporedattore di Cumhuriyet). Raccontava ieri Deutsche Welle che vi sono duemila casi legali pendenti riguardanti la diffamazione di Erdogan. Gli imputati sono artisti, giornalisti, accademici e vignettisti. La stessa pena è evocata e richiesta adesso in Germania contro un comico. Il confine geografico-culturale dell’Europa è da sempre tracciato sul Bosforo e non al confine turco. Il caso Böhmermann sembra aver tragicamente spostato il confine verso Ankara.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.