Can Dündar ed Erdem Gül

Liberati due giornalisti turchi "silenziati" da Erdogan

Redazione
Il direttore e il caporedattore del quotidiano laico Cumhuriyet  rischiavano 30 anni di carcere. Ora la Corte costituzionale certifica la violazione della "libertà di espressione e della libertà di stampa". Ma le statistiche descrivono ancora un paese col bavaglio

Roma. I due giornalisti del quotidiano turco Cumhuriyet, il direttore Can Dündar e il caporedattore Erdem Gül, sono stati rilasciati giovedì sera dopo tre mesi di reclusione. La Corte costituzionale turca ha respinto l'accusa di rivelazione di segreto di stato formulata contro i due giornalisti e che prevedeva fino a 30 anni di reclusione. Lo scorso novembre, Dündar e Gül avevano pubblicato sul sito del giornale un video che mostrava il passaggio di tir dei servizi segreti turchi carichi di armi verso la Siria, avvenuto lo scorso 29 maggio. Il caso aveva scatenato l'ira del presidente Recep Tayyp Erdogan, che aveva definito i giornalisti "terroristi" e aveva promesso "che avrebbero pagato il conto per quanto rivelato, mettendo in pericolo la sicurezza nazionale". Lo scorso 15 gennaio, Can Dundar aveva scritto una lettera al presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, chiedendo esplicitamente all'Europa, in trattativa con il governo turco nella gestione della crisi dei profughi siriani, "di non chiudere gli occhi sulle violazioni dei diritti umani e della libertà di stampa in corso in Turchia". Ieri, finalmente, la corte ha deciso che "i loro diritti alla libertà personale e alla sicurezza sono stati violati", così come "la loro libertà di espressione e la libertà di stampa". Il voto formulato dai membri della corte ha ricevuto 12 voti favorevoli e soltanto tre contrari.

 

Da mesi la stampa d'opposizione turca accusa Erdogan di usare gli organi di giustizia per combattere una battaglia per mettere a tacere le voci di dissenso. Qualunque forma di dissenso, così come ogni scelta editoriale considerata offensiva dell'islam, è stata censurata dalle autorità di Ankara. Oltre ai due giornalisti liberati ieri, Ceyda Karan e Hikmet Cetinkaya, editorialiste dello stesso quotidiano laico, restano tuttora in carcere per aver deciso di pubblicare due vignette di Charlie Hebdo all'indomani della strage del giornale satirico francese.

 

[**Video_box_2**]La Turchia si è classificata 149° su 180 paesi nella classifica riferita al 2015 del World Press Freedom, stilata da Reporter senza Frontiere. Per la Freedom Press House è un "paese con stampa non libera". La Turchia si piazza quinta alle spalle di Cina, Russia, Iran ed Eritrea nella classifica del Comitato per la protezione giornalisti per numeri di reporter in carcere: almeno 14 sono oggi dietro le sbarre. Secondo la denuncia di Sezgin Tanrikulu, deputato del partito kemalista CHP e principale partito di opposizione, nel 2015 circa 774 giornalisti sono stati licenziati, 484 denunciati,  238 rinviati a giudizio, mentre sette organi di informazione sono colpiti da indagini giudiziarie.