Jan Böhmermann

Perché il caso Böhmermann mostra l'ipocrisia della cancelliera

Giovanni Boggero
Il governo di Berlino ha deciso di autorizzare l'avvio delle indagini nei confronti del presentatore televisivo, Jan Böhmermann, accusato di aver diffamato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, con un poemetto satirico dai contenuti osceni andato in onda sulla rete pubblica ZDF a fine marzo. In

Il governo di Berlino ha deciso di autorizzare l'avvio delle indagini nei confronti del presentatore televisivo, Jan Böhmermann, accusato di aver diffamato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, con un poemetto satirico dai contenuti osceni andato in onda sulla rete pubblica ZDF a fine marzo. In una conferenza stampa tenuta all'ora di pranzo, la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha spiegato le ragioni di una decisione inaspettata agli occhi dell'opinione pubblica. Il presidente turco aveva infatti querelato il presentatore, dando mandato al settantacinquenne avvocato di Monaco di Baviera, Michael Hubertus von Sprenger, di difenderlo fino all'ultimo grado di giudizio. Il reato contestato non è la normale diffamazione, ma una fattispecie speciale, in Italia abrogata nel 1999: l'offesa all'onore di organi e rappresentanti di Stati esteri. Prevista dai paragrafi 103 e 104 del codice penale tedesco, la norma stabilisce che l'azione penale possa essere esercitata soltanto laddove vi sia l'autorizzazione a procedere da parte del governo federale.

 

Decisivo a questo proposito è stato il voto favorevole della Cancelliera, dal momento che i Ministri del partito socialdemocratico hanno votato compatti contro. La signora Merkel ha sottolineato che “tale autorizzazione non costituisce né una condanna anticipata dell'imputato, né una anticipazione della decisione sui limiti della libertà di stampa e manifestazione del pensiero, ma significa soltanto che sono le procure e i tribunali a dover aver l'ultima parola e non il governo”. In altre parole, si tratterebbe di un atto dovuto, di una formalità in ossequio alla separazione dei poteri. In realtà la decisione di Berlino fa comunque scalpore, visto che più ancora delle disquisizioni giuridiche sulla formalità dell'atto conta il contesto politico.

 

In un momento in cui la Germania chiede ad Ankara di fare da cuscinetto nell'esodo di massa dal medio oriente, il caso Böhmermann rischia di innervosire la Turchia. La Cancelliera Merkel ha deciso da un lato di non contraddire la scelta provocatoria del presidente turco, ma dall'altro lato ha anche promesso che la fattispecie di reato sarà abrogata entro la fine della legislatura (settembre 2017). Nessuno sa dire se il procedimento contro Böhmermann si sarà già concluso, ma è probabile che egli possa beneficiare dell'efficacia retroattiva della legge penale più favorevole al reo. Qualora anche il reato di vilipendio fosse abrogato prima che la sentenza passi in giudicato, resterebbe pur sempre la diffamazione semplice, reato per il quale Erdogan ha anche sporto querela.

 

La volontà della signora Merkel di lavarsene le mani è mascherata dall'ipocrisia secondo la quale una sentenza dei giudici tedeschi chiarirà una volta per tutti quali siano i limiti della libertà di satira protetta dalla Legge Fondamentale. Alla base di questo ragionamento v'è quindi quantomeno il dubbio che le volgarità di Böhmermann non siano realmente coperte dalla Costituzione. La discussione pubblica apertasi in Germania in queste settimane dovrebbe insomma trovare naturale compimento in una decisione della magistratura e non in una coraggiosa riaffermazione dei valori fondanti della Repubblica federale da parte del potere politico.