Un terrorista è un terrorista è un terrorista

Redazione

L'indifferenza delle cancellerie europee verso il terrorismo contro Israele. E quella strana eguaglianza tra Gerusalemme e Stato islamico alla manifestazione dell'islam moderato

Sabato una giovane israeliana di 21 anni è stata uccisa a coltellate nell’area delle colonie di Gush Etzion, a sud di Gerusalemme. L’assalitore è stato colpito dai militari della brigata Kfir, accorsi sul posto. Nella stessa giornata, due palestinesi sono stati uccisi da altrettanti civili israeliani, per legittima difesa, in due diversi tentativi di accoltellamento. Ancora ieri una sedicenne palestinese è stata uccisa dalle forze dell'ordine mentre assaliva con una lama un uomo di 70 anni in una strada affollata di Gerusalemme (poi si è scoperto che la vittima non era di religione ebraica, era un palestinese scambiato per un ebreo). Non si ferma quindi l'ondata di violenze anti-israeliane iniziata quasi due mesi fa e che qualcuno ha definito "Terza Intifada".

 

Si tratta di episodi di terrorismo islamista, con una matrice comune a quelli avvenuti in questi giorni in Europa su scala più plateale. Lo ha ricordato nelle scorse ore il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Lo aveva detto nelle ultime settimane, perfino più chiaramente, il ministro del suo governo Naftali Bennett, di cui avevamo tradotto parte di un intervento: "A quanti sono confusi, dico 'svegliatevi!' – aveva detto Bennett – A coloro che in Europa e nel mondo ci assegnano voti e ci danno consigli, ricordo che questo terrorismo non è soltanto un attacco a Israele, ma un attacco allo stile di vita che riteniamo libero e democratico. Noi forse siamo in prima linea, ma non cadete in errore: questa guerra sta scoppiando anche nei vostri paesi. Fate attenzione a non trovarvi dalla parte sbagliata della Storia".

 

[**Video_box_2**]Ma il semplice ragionamento per cui "un terrorista è un terrorista è un terrorista" non sembra essere accettato in tutte le cancellierie europee. Addirittura, come ha scritto Giulio Meotti su queste colonne, non pochi diplomatici ed esponenti di governo del nostro continente hanno rintracciato nel comportamento del governo israeliano le radici degli eccidi di Parigi di due venerdì fa. E sabato, nella piazza romana che chiamava a raccolta gli islamici moderati italiani per condannare gli attentati dello Stato islamico, si vedevano cartelli come quelli raffigurati nella foto qui sopra. Secondo cui "l'uccisione di persone a Parigi o a Gaza sono lo stesso atto barbaro". Si riferivano forse alle esecuzioni sommarie di Hamas nella striscia di Gaza? Legittimo dubitare. Piuttosto puntavano a eguagliare il diritto alla legittima difesa di Israele con le uccisioni di parigini inermi a opera degli emissari dello Stato islamico. A questi "moderati" gli europei dovrebbero rispondere con il loro slogan, "not in my name". Difficile che accada.

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