I migranti in marcia da Budapest al confine austriaco portano ritratti della cancelliera tedesca Angela Merkel (foto LaPresse)

Culle vuote e migranti

Giulio Meotti
Merkel punta sull’immigrazione per fermare il collasso demografico della Germania. Ma dietro c’è l’islam - di Giulio Meotti

Roma. Oliver Junk è il sindaco della Cdu di Goslar, cittadina della Germania centrale. Ha tenuto un discorso strano per un politico conservatore: “Possiamo sopravvivere soltanto attraverso l’immigrazione! L’immigrazione è un bene per noi!”. Junk non stava cedendo all’immigrazionismo, ma gettava luce su un aspetto poco raccontato: il legame fra l’inverno demografico e l’esodo dei migranti. Lo racconta lo Spiegel nella sua inchiesta-copertina. “L’idea di utilizzare i migranti per contribuire a risolvere i problemi demografici della Germania è plausibile” scrive lo Spiegel. Fra il 2002 e il 2013, Goslar ha perso quattromila abitanti, un decimo del totale. Ha bisogno di duecento immigrati all’anno per evitare la “morte della città”. L’esperto di demografia Herwig Birg sostiene che la Germania ha bisogno di due milioni di immigrati all’anno per evitare il collasso. A Sonneberg, un’altra città della Germania centrale, il vice sindaco, Heike Vogt, è impegnato nella demolizione di case vuote, uno degli effetti più visibili del “depopolamento”. La popolazione tedesca calerà del 19 per cento entro il 2060. Nel 1910, durante la Belle Epoque, due milioni di bambini nascevano ogni anno in Germania. Un secolo più tardi, con il cinquanta per cento più persone, sono meno di 700 mila i nati ogni anno, un terzo stranieri. Nel libro “Il complotto di Matusalemme”, Frank Schirrmacher, già responsabile culturale della Frankfurter Allgemeine Zeitung, scrive che “la dinamica della popolazione sarà segnata dalla morte non più dalla nascita, società e cultura saranno scosse da una guerra silenziosa”.

 

La cancelliera Angela Merkel ha scommesso sull’immigrazione per risolvere il problema demografico. Ecco allora un rapporto del Gatestone Institute, dal titolo “La rivoluzione demografica musulmana della Germania”, in cui si prospetta “un cambiamento demografico di proporzioni epiche che cambierà il volto della Germania per sempre”. Per la prima volta il numero complessivo dei musulmani presenti nel paese supererà i sei milioni. Il ministro degli Interni, Thomas De Maizière, ha annunciato che nel 2015 si prevede l’arrivo in Germania di 800 mila migranti e profughi, un numero quadruplicato rispetto al 2014. Di questi, l’ottanta per cento (ossia 640 mila) è musulmano, secondo le stime fornite dal Consiglio centrale dei musulmani in Germania (Zentralrat der Muslime in Deutschland). In un’intervista al Tagesspiegel, Aiman Mazyek, a capo del Consiglio centrale dei musulmani in Germania, ha detto che il numero di fedeli musulmani che frequentano molte moschee è raddoppiato nel solo mese scorso. “L’islam è la religione in più rapida crescita nella Germania post-cristiana”, scrive Soeren Kern del Gatestone.

 

[**Video_box_2**]Ma è una trasformazione che investirà tutto il continente. O per dirla con il Guardian, “mentre grandi comunità di anziani nell’Unione europea stanno scomparendo e gli oneri sociali sui giovani stanno diventando insostenibile, a Kos, a Lampedusa e al confine con l’Ungheria, decine di migliaia di chiedono di entrare”. In un summit svoltosi a Vienna il 27 agosto, il commissario europeo per la Politica di vicinato, Johannes Hahn, ha detto: “Alle porte dell’Europa ci sono venti milioni di rifugiati”. Si insinua il dubbio, allora, che possa avere un po’ di ragione l’ungherese Viktor Orban, che due giorni fa sulla Faz ha scritto: “La posta in gioco è lo stile di vita dei cittadini europei, i valori europei, la sopravvivenza o la scomparsa delle nazioni europee, anzi più esattamente, la loro trasformazione irriconoscibile. Oggi, la questione non è semplicemente in che Europa vorremmo vivere, ma anche se esisterà ciò che oggi chiamiamo Europa”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.