Un aereo cargo americano manovra sulla pista della base turca di Incirlik

Tenere i piedi in due boots

I voli dei jet americani: decollare con i turchi e bombardare con i curdi

Daniele Raineri
Due donne sparano contro il consolato americano a Istanbul, soffia forte il sentimento anti Erdogan e Washington.

Roma. Lunedì due donne hanno sparato contro il consolato americano a Istanbul, la polizia turca le ha intercettate, una è stata uccisa e l’altra ferita. La sigla di estrema sinistra che poche ore dopo ha rivendicato l’attacco, il Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (Dhkp-c), appartiene a una fazione piccola, che compie attacchi minori e senza continuità (l’ultimo nel 2013 contro l’ambasciata americana a Ankara, morì una guardia turca). La realtà è impossibile da non vedere: una parte della Turchia coltiva un feroce sentimento antigovernativo e anche antiamericano, e imbraccia le armi – senza contare i gruppi legati al jihad che si muovono nel paese quasi come se avessero un “diritto di passaggio” verso la Siria e l’Iraq.

 

In prima linea in questo scontro con Ankara c’è il Pkk, il partito dei curdi comunisti, che ha rotto da poco la tregua dopo avere subìto i bombardamenti aerei turchi e che lunedì ha ucciso cinque soldati in due attacchi vicino al confine, 24 in un mese. E qui viene l’ambiguità strategica in cui sono finiti gli Stati Uniti. Domenica Washington ha mandato sei aerei F-16 e trecento militari nella base turca di Incirlik per bombardare lo Stato islamico in Siria e Iraq, dopo lunghe trattative con il governo. Ma i piloti americani che decollano da Incirlik (e anche gli altri) si servono anche delle coordinate fornite con precisione dai combattenti curdi vicini al Pkk a terra (con telefono, radio e un pad collegato a internet) per colpire le postazioni dello Stato islamico. Come racconta un bel reportage uscito lunedì sul New York Times, il curdo che dirige i bombardamenti ha sullo schermo del telefonino l’immagine di Abdullah Ocalan, il leader storico del Pkk. Quanto può reggere questa relazione a tre?

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)