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Mission not accomplished

Ecco la storia patetica dei 60 ribelli siriani addestrati dall'America

Daniele Raineri
Il piano di Washington è finito prima di cominciare: i suoi “uomini scelti” sono stati rapiti da al Qaida (o sono fuggiti). Il 29 luglio, poche ore dopo l’ingresso in Siria, un gruppo armato che combatte a nome di al Qaida e si chiama Jabhat al Nusra ha rapito il comandante della fazione addestrata dagli americani assieme ad alcuni suoi aiutanti.

Roma. L’Amministrazione americana ha addestrato a partire dall’anno scorso un gruppo di ribelli siriani. Il piano era: selezionarli con rigore in modo da evitare infiltrati estremisti, addestrarli fuori dalla zona di guerra, reinserirli nel nord della Siria facendoli passare dal confine turco, assisterli nello scontro a terra con lo Stato islamico (ma non contro il governo siriano del presidente Bashar el Assad). Si trattava di un contingente molto ridotto, circa sessanta uomini – e quando era uscita la cifra un po’ tutti si erano chiesti quanto possono fare davvero sessanta uomini mandati su uno dei fronti più violenti del medio oriente (risposta: poco) – e anche come mai sono costati così tanto all’Amministrazione (il programma ha uno stanziamento di circa cinquecento milioni di dollari, non usati tutti). Il piano americano è finito ancora prima di cominciare. Il 29 luglio, poche ore dopo l’ingresso in Siria, un gruppo armato che combatte a nome di al Qaida e si chiama Jabhat al Nusra ha rapito il comandante della fazione addestrata dagli americani assieme ad alcuni suoi aiutanti e due giorni dopo ha attaccato la loro base, per disperdere il resto.

 

I catturati sono stati esibiti in un video su internet, gli altri sono scappati nelle zone controllate dai curdi, tranne cinque che sono stati uccisi. Il gruppo Jabhat al Nusra è nemico dello Stato islamico, ma è al Qaida in Siria e quindi è nemico dell’America e dei suoi alleati. Inoltre, a partire dal settembre 2014 gli americani stanno bombardando Jabhat al Nusra con i droni e gli aerei: cosa si aspettavano ora, che i loro uomini sarebbero stati accolti con entusiasmo appena avessero messo piede di nuovo in Siria? Forse sì, perché un paio di fonti americane dentro l’Amministrazione hanno detto al New York Times di essere state “colte di sorpresa” dal fallimento imbarazzante. Jabhat al Nusra spiega che non potevano lasciare libertà di movimento agli “americani”, perché erano dotati di strumenti per segnalare da terra i bersagli ai jet americani e temevano che sarebbero stati bombardati. Per questo hanno scelto di attaccare in via preventiva. Due giorni dopo i jet americani hanno eseguito un bombardamento di rappresaglia contro la base di Jabhat al Nusra vicino al luogo del sequestro.

 

Il gruppo “americano” era stato selezionato all’interno di un gruppo più grande che si fa chiamare “Divisione 30” e tre giorni fa ha rilasciato un comunicato su internet per dire che loro sono contro i bombardamenti americani contro Jabhat al Nusra e contro la pretesa americana di farli combattere soltanto contro lo Stato islamico e non contro le truppe di Assad. L’unico scopo del comunicato è quello di garantirsi una sopravvivenza in mezzo agli altri gruppi armati. Il piano dell’Amministrazione Obama non poteva finire in modo più imbarazzante. In teoria, Washington sta agendo di concerto con la Turchia per creare una zona protetta dai bombardamenti a nord di Aleppo, da dove i ribelli possono muovere contro lo Stato islamico senza essere colpiti dagli aerei di Damasco. In pratica, se questi sono gli uomini che dovrebbero prendere possesso della “zona protetta”, la strategia resterà sulla carta ancora a lungo.

 

[**Video_box_2**]Si era cominciato a parlare di un programma americano per addestrare ribelli siriani già nel dicembre 2012 in una base militare segreta in Giordania, perché c’era una iniziativa della Cia. Nell’agosto 2013, il presidente Obama disse ai senatori che “50 ribelli addestrati da noi sono già dentro la Siria” (riportato dal New York Times), per non apparire debole dopo aver annullato l’attacco contro Damasco. Poi l’anno scorso è subentrato il Pentagono, grazie al maxifinanziamento di cui si è parlato. Per ora, il risultato è sotto ogni aspettativa.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)