Raul Castro lo scorso 19 maggio (foto LaPresse)

Così gli americani affollano Cuba a caccia di affari

Angela Nocioni
La Biennale dell'Avana è piena di artisti newyorkesi, e in preparazione al disgelo al Congresso americano le lobby e le imprese sono pronte a sbarcare sull'isola dei Castro

New York è arrivata all'Avana prima di Obama. Opere di 54 artisti newyorkesi già installate sull'isola, il Moma in gran fermento, il museo del Bronx con uno spazio espositivo proprio. Collezionisti americani ovunque alla Biennale d'arte dell'Avana che ieri ha aperto la sua dodicesima edizione sotto il titolo “Entre la idea y la experiencia”. Chiuderà il 22 giugno. Ci sono galleristi americanissimi sparsi per tutti gli angoli della Biennale (223 gli artisti esposti) e c'è anche la corteggiatissima Ella Fontanais-Cisneros, la miliardaria settantunenne con passaporto europeo ma cubana di nascita, una delle principali collezioniste d'arte contemporanea del mondo, con musei a Miami e a Madrid, proprietaria di duemila opere di arte astratta latinoamericana.

 

Tra gli accreditati ai vari eventi, 1276 sono cittadini statunitensi. La pinacoteca di New York ha spedito un centinaio di opere, è la sua esposizione più importante fuori dalla sede. Da Los Angeles arriveranno molti pezzi del museo d'arte contemporanea e di quello latino americano.

 

Mentre a Washington giovedì si apriva la terza riunione tecnica per lo scongelamento delle relazioni diplomatiche, all'Avana artisti e soprattutto collezionisti americani brindavano al disgelo già evidente affacciati sul Malecòn, il lungomare finora a loro proibito. In realtà galleristi gringos in giro per Cuba se ne sono sempre visti. Arrivavano con piccoli accorgimenti per non incappare nel divieto per i cittadini statunitensi a sbarcare sull'isola. Troppo bella l'arte contemporanea cubana e soprattutto troppo prolifica perché un gallerista curioso possa perdersela.

 

Se i collezionisti si danno da fare, figuriamoci i lobbisti. Non c'è giorno che non spunti un'impresa statunitense a buttare un'occhiata per fare affari sull'isola. Al Congresso degli Stati Uniti c'è un via vai di gente decisa a metter su gruppi di pressione e Pac per facilitare il lavoro al Dipartimento di Stato e togliergli di mezzo l'ostilità aperta di numerosi senatori e deputati alla normalizzazione dei rapporti con Cuba. Uno dei più attivi è Engage Cuba, scatolone di sigle che tiene insieme imprese, ong e associazioni commerciali varie. Il lancio formale avverrà tra un paio di settimane. Ufficialmente si occuperà quasi solo di far fiorire il turismo americano a Cuba e portare lì le agenzie statunitensi. Ha nomi di peso e soprattutto si muove agile tra democratici e repubblicani. Ha messo insieme il portavoce di Obama durante il primo mandato alla Casa Bianca, Luis Miranda, con la vecchia consigliera di George W. Bush, Kirsten Chadwick, e Billy Piper, l' ex capo di gabinetto del leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch Mc Connell.

 

[**Video_box_2**]Engage Cuba promette di trovare finanziatori a politici che promuovano la politica di apertura delle porte a Cuba. A questo scopo è stato lanciato il New Cuba Pac, un comitato di raccolta fondi per appoggiare i candidati al Congresso disposti ad abrogare tutte le restrizioni alle imprese che vogliano fare affari sull'isola.

 

Il 29 maggio Cuba sarà depennata dalla lista americana dei paesi sostenitori del terrorismo: è la richiesta precisa avanzata da Raul Castro ad Obama per procedere nel ripristino delle relazioni bilaterali. La fine dell'embargo (che a differenza della correzione della black list deve essere deciso dal Congresso) interessa meno al regime cubano, lo aggira da decenni. La black list invece è per Castro un problema serio perché non fa accedere Cuba al sistema bancario internazionale. Appena Obama manterrà la promessa, gli ambasciatori saranno nominati. Previo passaggio formale presso le autorità svizzere perché è la Svizzera che dal 1977 si è fatta garante, come paese neutrale, del rispetto reciproco delle due sezioni di interessi operanti a Cuba e negli Stati uniti. E all'Avana c’è chi scommette che Barack Obama sbarcherà in città entro la fine dell'anno.