Marine inglesi della Royal Navy aiutano migranti nel Mediterraneo (foto LaPresse)

Un'operazione militare

Daniele Raineri
Il piano Mogherini è già meno umanitario, i tedeschi affondano i barconi e portano i migranti a noi.

Roma. Arriva un altro cambiamento a snaturare il piano Mogherini per l’immigrazione, che in origine era stato concepito come umanitario e militare assieme. Umanitario perché prometteva di allargare l’accoglienza delle persone che tentano l’approdo in Europa e militare perché per la prima volta include anche l’idea di colpire il “business model” degli scafisti, quindi di distruggere i barconi usati per le traversate. Il cambiamento è arrivato dopo l’incontro dei ministri di Esteri e Difesa europei di lunedì: le persone intercettate mentre attraversano il Mediterraneo “saranno – scrive il New York Times – riportate ai porti africani di partenza”. Il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, due settimane fa aveva detto che le navi europee avrebbero intercettato i barconi, ma non avrebbero bloccato le persone: “Chiunque non vorrà fare ritorno al paese da dove è salpato non sarà mai costretto a tornare indietro”. Si tratta di un cambiamento davvero ampio rispetto al piano originale, che arriva dopo le difficoltà chiare sorte sulle quote di ripartizione di immigrati tra i vari paesi dell’Unione europea – che sono contestate da Francia, Gran Bretagna e paesi dell’est. Quindi c’è accordo sulla necessità di un’azione militare contro gli scafisti (e anche la Nato ha dichiarato di essere pronta a offrire sostegno), ma non c’è accordo su cosa fare delle persone caricate sui barconi.

 

La formulazione “le persone sui barconi fermati in mare saranno riaccompagnate ai porti africani di partenza” è vuota e non vuole dire nulla. E’ tutto da vedere che un traghettamento all’indietro, verso la Libia, potrebbe funzionare senza rischi o incidenti – una settimana fa un cargo turco è stato bombardato al largo di Derna, tanto per fare un esempio estremo ma chiaro. Quello che è più probabile è invece che siano portate verso l’Italia, come già succede adesso. Domenica il giornale tedesco Bild ha raccontato come le navi della marina militare tedesca Berlin e Hessen hanno affondato quattro gommoni e una barca di legno usati dagli scafisti a partire dal 5 maggio, vicino alla costa della Libia, dopo avere caricato a bordo i migranti. “Altrimenti sarebbero state un rischio per gli altri natanti in navigazione nel Mediterraneo”, ha detto il capitano Alexander Gottshalk, “oppure potrebbero essere scambiate per barche in difficoltà e far scattare i soccorsi a vuoto”. Le persone caricate a bordo dormono sotto alcune tettoie montate appositamente sui ponti delle navi – “tanto è estate, non c’è freddo” – e sono portate verso i porti italiani. I tedeschi stanno operando in anticipo e in concreto quello che potrebbe diventare il modello per tutte le forze navali quando comincerà la missione congiunta. L’Italia, che avrà il comando dell’operazione, si troverebbe nella posizione peggiore: tutti pronti, volenterosamente, ad affondare barconi e a portare persone nei porti italiani, senza però alcuna intesa su cosa fare dopo e quindi su come dividerle e assorbirle in Europa.

 

[**Video_box_2**]La parte militare prende velocità rispetto a quella civile: ieri la bozza di risoluzione sugli immigrati che dovrà essere approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata presentata a Russia e Cina, che temono, come dire, che alla Nato in Libia scappi la frizione come nel 2011 con Gheddafi. Il testo prevede un “mandato per un’operazione Ue sotto l’ombrello del capitolo Sette della Carta Onu”, che autorizzi l’uso della forza e la possibilità di ispezionare, sequestrare e neutralizzare le barche anche soltanto “sospettate” di essere usate per il traffico di migranti. Senza mandato Onu, l’Italia non si muove: “Gli scafisti sono degli schiavisti e noi siamo pronti a intervenire. Ma il problema non sono soltanto loro”, ha detto ieri il presidente del consiglio Matteo Renzi in un dibattito tv. “Non mando le nostre truppe a farsi sgozzare in Libia senza un impegno della comunità internazionale”

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)