Federica Mogherini (foto LaPresse)

L'ambiziosa agenda Mogherini

Redazione
Missione in Libia, rimpatri e lo zampino di Merkel nel piano sui migranti

La risposta all’emergenza del Mediterraneo “è finalmente europea”, ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera di Bruxelles, Federica Mogherini, presentando la nuova strategia sull’immigrazione proposta ieri dalla Commissione. Lancio in giugno di un’operazione militare contro i trafficanti sulle coste della Libia, rafforzamento di Triton e soprattutto condivisione del fardello dei richiedenti asilo tra i paesi europei in base a popolazione, pil e disoccupazione: l’agenda è ambiziosa, anche se la svolta ci sarà quando gli stati membri avranno dato il loro assenso, non scontato. Ma Mogherini ha ragione a dire che quella di ieri può essere considerata una “giornata storica per l’Italia”. Dietro l’accelerazione della Commissione Juncker sull’immigrazione c’è lo zampino di Angela Merkel, che ha scoperto che la Germania si fa carico del 30 per cento dei richiedenti asilo dell’Ue e ora potrà pretendere una quota inferiore (18,42 per cento). Ma senza la determinazione del governo di Matteo Renzi non ci sarebbe stato questo tentativo di ammodernare un sistema di gestione delle migrazioni che, per ammissione della Commissione, non funziona.

 

L’ideologia umanitarista della Commissione impedisce di sperimentare strumenti più efficaci, come i respingimenti in mare praticati dall’Australia. Ma il vicepresidente Frans Timmermans ha chiarito che i “rimpatri” di chi non ha diritto allo status di rifugiato devono diventare la norma. Nella proposta che Mogherini sottoporrà lunedì ai ministri degli Esteri dell’Ue per l’operazione militare contro le imbarcazioni e le infrastrutture logistiche dei trafficanti, l’uso della forza è sul tavolo. “Boots on the ground in Libia? No”, ha detto Mogherini: “Non stiamo pianificando un intervento militare”. Ma gli stivali dei soldati europei potrebbero calpestare la sabbia delle spiagge libiche. “L’operazione richiederebbe un’ampia serie di capacità aeree, marittime e di terra”, si legge nel documento svelato dal Guardian. Oltre a strumenti di intelligence, sorveglianza e riconoscimento, saranno necessari “squadre di abbordaggio”, “mezzi anfibi”, “sabotaggi aerei, terrestri e marittimi” e “unità delle forze speciali”. Se ci sarà l’accordo con le autorità libiche, è prevista una “presenza sulla costa”. Anche se a riva, sparare ai barconi non è un’idea così farlocca solo perché proposta da populisti in stile Salvini.