Il ministro del business inglese Sajid Javid

Ecco Mr. Javid. Thatcheriano, pachistano che ama Israele

Ugo Bertone
Chi è il ministro del business inglese. “Io sono affetto da thatcherite”, ha ripetuto convinto durante la campagna elettorale.

Una sola volta il neo ministro del Business di Sua maestà britannica, Sajid Javid, ha criticato un’operazione di Maggie Thatcher. Era il 1990, l’anno dell’adesione della sterlina al sistema di cambi agganciato al marco e ad altre valute della comunità. “E’ un grave errore che pagheremo caro”, si leggeva nel volantino che il ventenne Sajid di Rochester, figlio di un autista di bus pachistano, distribuiva all’ingresso dell’Università di Exeter nel Devonshire. La Lady di ferro quella volta non diede ascolto ai consigli dell’ala più liberista dei Tory, cui si era appena iscritto la matricola Javid. Ma non per questo ha vacillato l’entusiasmo del neo ministro, classe 1969, che ha già appeso nel nuovo ufficio il ritratto di Maggie che lo guarda da lassù. “Io sono affetto da thatcherite”, ha ripetuto convinto durante la campagna elettorale.

 

Ora nominato responsabile di “Business, Innovation and Skills”, ha messo in cima all’agenda un tema che più thatcheriano non si può: il diritto di sciopero dei dipendenti pubblici. Entro fine mese, ha annunciato Javid, entrerà in vigore una legge che impone che d’ora in poi ogni fermata debba essere approvata da almeno il 40 per cento degli iscritti. Non solo. La consultazione sarà valida solo se verrà superato il quorum del 50 per cento degli aventi diritto. “Con il sistema attuale – dice il neo ministro – capita che un servizio pubblico venga paralizzato da agitazione indette da non più del 10-15 per cento del personale”. Insorgono, come è ovvio, le Unions. “E pensare – dichiara Sarah Veale del Trade Unions Congress – che David Cameron ha avuto il coraggio di dire che i conservatori sono il vero partito dei colletti blu”. Ma la pensa proprio così anche Sajid, cresciuto assieme a quattro fratelli nella periferia di Bristol che negli anni della sua gioventù veniva “premiata” dal governo britannico del poco invidiabile titolo di una delle cinque zone più pericolose del Regno. Sembra impossibile che proprio lì sia sbocciata la pianta più robusta del liberismo, risultato riuscito di ibridazioni culturali ed etniche all’insegna del business.

 

[**Video_box_2**]Mr. Javid arriva alla politica dopo una gavetta nel mondo del business: inizio, dopo la laurea, alla Chase Manhattan Bank, prima a New York, poi in Sudamerica. Arriva nella City sotto le insegne di Deutsche Bank che gli affiderà i business più delicati della sede di Singapore. Corre il 2009, quando il quarantenne enfant prodige della finanza viene folgorato sulla via della politica: la sorte vuole che Julie Kirkbride sia costretta a dare le dimissioni per una vicenda di note spese troppo generose dal seggio di Bromsgrove, feudo Tory nel cuore dell’Inghilterra rurale. E’ l’occasione per dismettere i panni del banchiere che gli vanno stretti. La sua è una sorta di marcia trionfale: i media, dal Guardian al Financial Times, lo promuovono come il politico giovane più promettente fin da quando, nel 2012, entra nel team del premier David Cameron. E’ difficile del resto, trovare un suo punto debole: due figli, sposato con la biondissima Laura, che va in chiesa ogni domenica (“io non sono granché praticante – confessa Javid – ma qualche volta vado in moschea), milionario grazie al passato nella finanza ma sempre pronto a raccontare la storia di papà Abdul Ghani, sbarcato in Inghilterra nel 1961 con una sola sterlina in tasca (“in Pakistan gli avevano detto che gli sarebbe bastata”) o a farsi riprendere con mamma Zubaid, che non ha lasciato la periferia di Bristol. Un musulmano “freddo” con idee precise sul medio oriente: “Se dovessi stabilirmi lì non avrei dubbi: sceglierei di vivere in Israele. Una volta lì vorrei che i miei figli respirassero il caldo abbraccio della libertà”. Sajid sa quel che ci vuole per attrarre il grande business: infrastrutture e misure fiscali. E quel che non s’ha da fare: l’uscita di Londra dall’Unione europea, le imprese cambierebbero sede. Euroscettico sì, ma con grande prudenza. Cameron non è geloso dell’allievo. Anzi. “Voglio vedere nella mia vita a Downing Street un premier di stirpe asiatica”, ha detto. Maggie Thatcher avrebbe apprezzato.