Il gran muftì scrive sul Wall Street Journal: "Ecco dove i terroristi sbagliano"

Redazione
I tre grandi problemi ideologici dei gruppi terroristici che pretendono di essere "islamici" per coprire la loro sete di potere e di sangue, spiegati dalla massima autorità religiosa islamica dell'Egitto.

Il quotidiano americano Wall Street Journal pubblica un intervento di Shawki Allam, che è il gran muftì dell'Egitto, quindi  la massima carica religiosa islamica del paese. Allam – niente a che vedere con l'editorialista e politico italiano Magdi  Cristiano – scrive che i gruppi terroristici “usano la religione come un mantello per coprire atti di estremismo violento, ma non riescono a tenere nascoste le lacune gravi della loro ideologia”.  Queste alcune tradiscono una logica distorta e anche un modo di citare i testi religiosi che è disinformato e poco autentico, perché – scrive Allam – "in realtà questi gruppi stanno tentando di giustificare un desiderio insaziabile di potere, controllo e sangue". Il gann muftì scrive “gruppi”, ma è chiaro che il riferimento principale è allo Stato islamico, che agisce anche in Egitto, specialmente nella zona del Sinai (domenica scorsa due attacchi hanno ucciso quattordici poliziotti).

 

 Il primo problema ideologico è legato ai carmini abominevoli dei gruppi terroristici contro il Corano e le hadith, che sono i racconti dei detti e dei gesti del profeta, presi fuori dal loro contesto e imbevuti di significati violenti. “I terroristi sono totalmente ignoranti e incapaci di comprendere il Corano e le hadith o gli scopi della legge islamica e i suoi principi. Il risultato è che le parole di Dio o del profeta – che dovrebbero riempire i cuori dei fedeli con pace, misericordia e rispetto della religione – sono sostituite da orride distorsioni che riempiono i cuori di disgusto e paura”. Gli estremisti sbagliano o equivocano le citazioni dei versetti coranici deliberatamente e poi restano attaccati a queste interpretazioni devianti.

 

“Questi gruppi – scrive Allam – hanno l’audacia di ignorare i versetti del Corano che non si accordano alle loro dichiarazioni. Annunciano guerra unilaterale contro i musulmani e i non musulmani che non condividono la loro mentalità barbarica. Mancano completamente di rispetto per il concetto scritto nel Corano della fratellanza umana e delle relazioni pacifiche tra musulmani e non musulmani”.

 

Il Corano chiede di abbracciare gente di affiliazioni religiose, background culturali e origini razziali diverse. Eppure, spiega il garn muftì, i gruppi estremisti insistono sull’idea che chiunque respinga la loro ideologia è un bersaglio legittimo e deve essere ucciso. “Questa pazzia è in contrasto totale con il messaggio chiaro del Corano in cui Dio dice: ‘Se qualcuno uccide una persona, è come se uccidesse tutta l’umanità mentre se qualcuno salva una persona è come se salvasse tutta l’umanità”.

 

Il secondo problema ideologico è che gli estremisti restringono il cocnetto di jihad al combattimento e al massacro e pretendono che tali distorsioni rappresentino il jihad come è stato comandato da Dio. La realtà è che il jihad, nella sua essenza, è lo sforzo per migliorare l’individuo e la società e portare la vita più vicina al modello divino. “Gli estremisti non possono dichiarare il jihad in nome di un miliardo e mezzo di musulmani. La dichiarazione di lotta armata è una prerogativa del capo dello stato o del suo vice. Questi gruppi terroristici, che non sono stati, non hanno il permesso di dichiarare guerra”.

 

Il terzo problema è che questi terroristi pensano di morire facendo il loro “dovere” e di essere martiri, e che saranno ricompensati con il paradiso. “I terroristi che sono ucciso non sono considerati martiri secondo la legge islamica, anche se loro pensavano che le loro gesta fossero una forma di jihad, avevano intenzioni sincere e agivano nella più completa ignoranza. Le buone intenzioni non giustificano atti illegali – e uccidere innocenti è totalmente vietato dall’islam. Per questo gli atti terroristici come l’11 settembre o il 7 luglio a Londra e altri simili, orrendi attacchi sono stragi e non hanno nulla a che vedere con il jihad”. E aggiunge: “Il jihad è una guerra combattuta con onore e guidata da codici morali di condotta”.

 

Poiché i terroristi hanno l’audacia di interpretare selettivamente dal Corano, conclude il gran muftì, per seguire i loro piani, la loro ideologia deviata deve essere smascherata da una risposta intellettuale. “Questa lotta sarà più forte con l’aiuto dei emdia internazionali e degli studiosi, che dovrebbero pubblicare e trasmettere la voce dei veri pensatori musulmani per opporsi alle false dichiarazioni degli estremisti e alla loro interpretazione corrotta del Corano”.  

 

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