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Terrorismo e pregiudizio. In Israele la Corte boccia la riforma della giustizia di Bibi

Redazione

Nonostante la guerra il governo e il suo premier, accusati di voler imporre la dittatura al paese, hanno dapprima ascoltato i manifestanti e poi sottoposto a esame la riforma. Ancora dubbi sulla democrazia in Israele?

Qualche mese fa Israele era un paese in protesta. I cittadini con diligenza e tenacia scendevano in strada per manifestare contro la riforma della Giustizia voluta dal governo di Benjamin Netanyahu. Dopo le prime settimane  di proteste, il premier ha promesso  di sedersi al tavolo con le opposizioni per concertare una riforma necessaria, ma condivisa. Vedendo pochi progressi, gli israeliani sono scesi ancora in strada, sempre con gli stessi metodi, con la stessa costanza e la stessa tenacia. Le manifestazioni in un paese che appariva sempre più diviso si sono interrotte soltanto dopo l’attacco di Hamas contro  i kibbutz del sud e i cittadini hanno dimostrato un’innata e non scontata capacità di ritrovare l’unità nel momento della necessità. Da mesi ormai la Corte suprema aveva iniziato a esaminare il testo della riforma e l’esame non si è fermato neppure. 

Le conclusioni sono arrivate oggi quando la Corte ha bocciato come incostituzionali i cambiamenti voluti da Netanyahu e contro i quali il paese stava manifestando. Nonostante la guerra i  meccanismi della democrazia israeliana hanno continuato a funzionare e il governo e il suo premier, accusati di voler imporre la dittatura al paese, hanno dapprima ascoltato i manifestanti e poi sottoposto a esame la riforma, come previsto dalla procedura democratica. Non ci sono stati strappi neppure per  l’emergenza, nessun colpo di stato, nessun tentativo di fermare il corso della democrazia o la revisione della Corte. La maggioranza guidata da Netanyahu è la più a destra della storia di Israele, al suo interno ci sono politici controversi e pericolosi ai quali il premier si è appigliato per sopravvivenza, ma tutto questo non ha minato le basi del paese, che anche questa volta, dopo la decisione della Corte suprema, si dimostra una democrazia forte, alimentata da un dibattito vivo,  attaccata  e circondata da vicini pericolosi e dai frequenti pregiudizi occidentali.

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