Editoriali

La manifestazione di Roma contro la violenza sulle donne, piena di significati ma con osceni silenzi  

Redazione

La piattaforma della protesta denuncia "il genocidio in corso del popolo palestinese” che non c'è, ma non condanna gli stupri di donne israeliane perpetrati il 7 ottobre

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, questa la denominazione completa, è stata istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite e, per quanto l’Onu spesso non offra granitica prova dell’efficacia dei suoi enunciati, è uno dei suoi appuntamenti più importanti e simbolici e va onorato. A Roma ci sarà una manifestazione,  dal Circo Massimo a San Giovanni, organizzata nel nome di Giulia Cecchettin dalla rete Non una di meno con uno slogan molto identitario e connotativo, “Transfemminist* ingovernabili contro la violenza patriarcale”. E’ legittimo, non si tratta di una manifestazione “unitaria” o di carattere istituzionale ed è ottima cosa “fare rumore” contro il femminicidio. A fare sorgere però  dubbi, legittimi e insuperabili, sono alcuni contenuti, non marginali, rivendicati dalla rete organizzatrice, che hanno indotto molti a non partecipare. Il primo  e tremendamente grave è l’assenza, in una manifestazione contro la violenza di genere e sulle donne, di una condanna degli stupri di donne israeliane perpetrati il 7 ottobre.

Basterebbe l’articolo lucido e indignato contro il silenzio delle femministe europee della studiosa Tamar Herzig, pubblicato giovedì da Repubblica, per connotare il “tragico fraintendimento” di quel silenzio. In più, si legge nelle motivazioni di Non una di meno che lo stato italiano “schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo palestinese”. Oltre a essere falso, nulla c’entra con l’oggetto della manifestazione, né con la giornata dell’Onu. Suona invece a insulto per le donne ebree stuprate dal patriarcato islamista (e per le donne di Gaza che lo subiscono). In questo clima, la manifestazione promette di trasformarsi in un’adunata contro il governo e contro la prima premier donna italiana accusata di patriarcato, in una grottesca lilligruberizzazione della sloganistica da corteo. Parteciperanno il Pd e altre forze democratiche. Ci si augura che sappiano far sentire la loro voce contro l’osceno negazionismo degli stupri di Hamas.

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