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La mobilitazione

In piazza per le donne, oltre le distinzioni politiche

Parlano Annalisa Terranova e Flavia Perina

Marianna Rizzini

La manifestazione di Non una di meno non contiene solo parole di denuncia contro femminicidi e violenza di genere, ma anche critiche al governo e Israele. "Oggi prevale altro, è necessario essere una moltitudine”, dice Annalisa Terranova. E per Flavia Perina: "Ci sono ragioni profonde, scollegate dalla piattaforme. Anche un’enorme rabbia"

Scendere in piazza oggi, 25 novembre, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne; e farlo da destra, anche se la piattaforma della manifestazione indetta dal movimento “Non una di meno” non contiene soltanto parole di denuncia contro abusi e violenza di genere, ma anche critiche al governo Meloni per la sua posizione su diritti e politica estera. “Io sarò al Circo Massimo con i miei figli”, dice Annalisa Terranova, penna del Secolo d’Italia, scrittrice e profonda conoscitrice delle storia politica e culturale della destra italiana. “E credo che, come me, sarà in piazza anche molta gente che per vari aspetti non si ritrova nella piattaforma della manifestazione. Ma oggi prevale altro, e cioè che è necessario essere una moltitudine”. Una moltitudine, dice Terranova, “che con la propria presenza vuole affermare la centralità e l’intangibilità della donna, la sacralità della sua vita”. Non teme, Terranova, eventuali cori antipatizzanti: “Le donne vittime di abuso non solo soltanto corpi violati, sono anime, e per queste anime, ora più che mai, dobbiamo ragionare sui sistemi valoriali. Non ha senso fermarsi alle singole parole di ‘Non una di meno’, agli aspetti di femminismo separatista. Bisogna esserci oggi, in tanti, perché la morte di Giulia ha reso evidente che si è arrivati a un punto limite. Il suo sorriso sarà per sempre il simbolo di un momento di rottura, come lo fu, negli anni Settanta, il massacro del Circeo. La ferita è profonda, smuove tutti, tutti dobbiamo interrogarci, liberandoci dalle incrostazioni ideologiche”.

Terranova ha organizzato per stasera, con Manuela Lamberti, una maratona oratoria (in streaming dalle 19), promossa dall’Arsenale delle idee sotto il titolo di “Una maratona per Giulia…non solo parole”: “La morte di Giulia ha ridato voce alle donne”, ha detto la giornalista presentando l’evento, e “sta risvegliando un nuovo femminismo che però guarda al nemico sbagliato, il patriarcato. Va benissimo gridare la rabbia delle donne per come Giulia è stata ammazzata, ma non rassegniamoci a concepire la società divisa tra vittime, le donne, e predatori, i maschi. Con questa iniziativa volevamo dare un taglio diverso, più riflessivo, a una giornata che ci riguarda tutte. A destra e a sinistra”. Alla maratona oratoria ha aderito anche Flavia Perina, già direttore del Secolo d’Italia, scrittrice ed ex deputata con An, Pdl e FLI. Perina pensa che “la partecipazione oggi sarà alta. Vedremo i numeri, ma se la partecipazione sarà alta”, dice, “vorrà dire che la presenza in piazza è dettata da ragioni profonde, scollegate dai vari punti del comunicato di ‘Non una di meno’. Oggi, io credo, la piazza da molti è sentita come piazza per Giulia, piazza emotiva in cui ci si reca seguendo una sorta di piattaforma spontanea. E’ raro che un evento di piazza sia davvero partecipato, ma quando accade vuole dire che dietro c’è altro. In questo caso, anche un’enorme rabbia”.

Non ci saranno bandiere di partito, al Circo Massimo, anche se alcuni partiti saranno presenti in forma ufficiosa, a partire dal Pd (la segretaria Elly Schlein, ha detto che farà di tutto per esserci). Ci sarà, dalla Cgil, Maurizio Landini. Non sono state però organizzate manifestazioni parallele. “E’ come se la politica, inizialmente, avesse sottovalutato la vicenda”, dice Perina, “come se solo in un secondo momento avesse preso coscienza dell’onda emotiva provocata dalla morte di Giulia. Una morte-spartiacque, soprattutto per le giovani generazioni di oggi, come lo è stato per la mia generazione il delitto del Circeo, per il quale lo choc fu enorme. E oggi, di fronte all’uccisione di Giulia, è come se la la manifestazione diventasse anche un’altra cosa”.

Attorno all’appuntamento, intanto, corrono  le voci di chi, dal centrodestra e dal centrosinistra (da Azione Mara Carfagna, dal Pd Pina Picierno, da Italia Viva Maria Elena Boschi - e Iv non sarà in piazza proprio per questo motivo), invita a non dimenticare e a non escludere dal dibattito di oggi le violenze inflitte alle donne israeliane dai terroristi di Hamas, il 7 ottobre scorso. Il quotidiano della sinistra francese Libération ha pubblicato un appello di personalità della cultura e della politica per chiedere alle organizzazioni umanitarie internazionali e alle associazioni femministe di riconoscere il raid di Hamas come “femminicidio di massa”: “Molti civili sono morti il 7 ottobre”, si legge nell’appello, “ma le donne non sono state uccise allo stesso modo degli altri. La violenza commessa contro di loro corrisponde in tutto e per tutto alla definizione di femminicidio: omicidio di donne o ragazze a causa del loro sesso”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.