Il primo ministro Rishi Sunak (Lapresse)

Editoriali

Il sollievo dei Tory sul Protocollo nordirlandese dice tutto sulla Brexit

Redazione

Il divorzio con l'Ue sarà pure fatto ma funziona malissimo: il Regno Unito, già avviato su una strada declinante, non cresce più. Adesso Sunak sembra aver raggiunto una consapevolezza diversa, improntata alla ragionevolezza

Il Times di Londra ieri dedicava un grande e poco polemico spazio all’accordo in arrivo sul Protocollo nordirlandese, l’ultimo pezzettino (e invero cruciale) dell’accordo tra Londra e Bruxelles sulla Brexit. C’era quasi, in quel tono piatto e rassicurante, il sollievo malcelato del mondo conservatore britannico che, dopo essersi fatto a pezzi più o meno da solo per anni, oggi si ritrova a voler scansare il gioiello che ha portato in trionfo per tutto questo tempo: la Brexit sarà pure fatta ma funziona malissimo, il Regno Unito, già avviato su una strada declinante, non cresce più, e l’animosità contro l’Unione europea si è rivelata inutile e forse controproducente. Ben venga quindi un altro accordo, dopo che i due ex premier Boris Johnson e Liz Truss l’avevano rimandato e boicottato; ben venga una tregua negoziata che permette al governo di Rishi Sunak di tacere sulla Brexit, di ignorare l’elefante nella stanza, con la speranza che l’istinto distruttivo che ha colto spesso i Tory non si riproponga anche questa volta.  

 

Da quel che scrive il Times il rischio è reale: l’Ue avrebbe accettato un piano che eviterebbe la necessità di controlli di routine sui prodotti che vanno in Irlanda del nord, in realtà lo avrebbe fatto già da qualche settimana, ma Sunak teme che i termini degli accordi non vengano digeriti bene né dal Dup nordirlandese né dai falchi della Brexit, perché non corrispondono né alle richieste del partito unionista di Belfast né alle mai sazie pretese dei (pochi ormai) sostenitori di un divorzio netto con l’Ue. Anche perché il ruolo della Corte di giustizia europea, che è un nodo fondamentale, non è ancora chiarito. C’è quindi ancora da limare e adattare, ma quel che è cambiato rispetto al passato è che sì, il premier deve tenere conto delle frange ostili dei Tory, ma ha raggiunto una consapevolezza sulla Brexit che rende i rapporti tra Londra e Bruxelles finalmente razionali e ragionevoli. Chissà come sarebbe andata se questo approccio fosse stato adottato fin da subito: meglio di così, possiamo dirlo?

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