
(foto Ansa)
Editoriali
“Ne vale la pena?”. La scelta di Sánchez dopo il procedimento contro la consorte
La moglie è indagata per traffico di influenze e di comportamenti corruttivi. Il premier spagnolo valuta se dimettersi. Decide lunedì
Ieri sera il premier socialista spagnolo Pedro Sánchez ha reagito in modo decisamente insolito – una lettera ai cittadini diffusa attraverso il suo account su X – all’avvio di un’azione giudiziaria, di cui pochissimo si sa, contro la sua consorte: “Come forse già sapete, o altrimenti ve ne sto informando io, un tribunale di Madrid ha aperto un procedimento preliminare contro mia moglie, Begoña Gómez”, ha scritto Sánchez. L’accusa (di traffico di influenze e di comportamenti corruttivi nello svolgimento dei suoi affari) arriva da Manos Limpias, un microsindacato di estrema destra che non è nuovo a operazioni spericolate di disturbo, e riprende delle notizie pubblicate da alcune testate che gravitano nello stesso ambiente politico derechista e su cui il capo dell’opposizione, il popolare Alberto Núñez Feijóo, e il leader del partito sovranista Vox, Santiago Abascal, avevano chiesto conto a Sánchez.
Nella sua lettera, il premier lamenta che, con l’appoggio di Feijóo e di Abascal, il mondo della destra radicale attacca sua moglie per colpire lui: “In breve, si tratta di una campagna di molestie e di demolizione per terra, per mare e per via aerea, nel tentativo di farmi perdere d’animo politicamente e personalmente attaccando mia moglie”. Il motivo, secondo Sánchez, è che l’opposizione non si rassegna di aver perso nelle urne e utilizza quindi la macchina del fango per arrivare al potere. “I politici sono persone. E io, non mi vergogno di dirlo, sono un uomo profondamente innamorato di mia moglie e vivo con impotenza il fango che le viene buttato addosso, giorno dopo giorno (…). A questo punto, la domanda che legittimamente mi pongo è: ne vale la pena? Onestamente, non lo so”. Sánchez ha quindi annunciato di aver bisogno di fermarsi e di pensare. Ha cancellato gli appuntamenti fino al 29 aprile. “Devo continuare a essere a capo del governo o rinunciare a questo alto onore?”, si chiede il premier nella sua lettera. Lunedì annuncerà la sua decisione.

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