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Editoriali

Anche il Cambridge Dictionary capitola alla Neolingua

Redazione

Il celebre dizionario inglese cede agli attivisti woke e cambia la definizione di “donna” 

Ogni rivoluzione domina la lingua per avere un’uniformità di espressione che serva da veicolo all’ideologia. George Orwell in “1984” immortalò la sostituzione dell’Archeolingua con la Neolingua. Quando il governo socialista spagnolo di José Luis Rodríguez Zapatero varò la sua “rivoluzione famigliare”, decise di vietare i tradizionali riferimenti di genere nei documenti relativi alla famiglia. Adesso anche il celebre Cambridge Dictionary capitola agli attivisti woke aggiornando la sua definizione di “donna” per includere chiunque “si identifichi come donna”. “Un adulto che vive e si identifica come femmina anche se si può dire che avesse un sesso diverso alla nascita”. Esempi di utilizzo includono “Mary è una donna a cui è stato assegnato il genere maschile alla nascita”.

All’inizio di quest’anno, anche il dizionario Merriam-Webster ha incluso una nuova definizione di “donna” che afferma: “Avere un’identità di genere che è l’opposto del maschio”. J. K. Rowling ha detto questa settimana alla giornalista Suzanne Moore, che si è dimessa dal Guardian per ostracismo sul gender: “Non ho la minima paura o odio nei confronti delle persone trans – come ho detto Dio sa quante volte. Ma se dici che è ‘odio’ non credere in un’anima di genere, allora non possiamo discutere. Non possiamo. Non si finisce da nessuna parte”. In effetti, a cosa serve cambiare così parole da sempre oggetto di consenso? “Una volta che la lingua è condannata come fascista, tutto diventa possibile: non merita più rispetto né venerazione” scrive sul Figaro il filosofo Robert Redeker. “Si espelle la lingua dal suo passato, dalla sua tradizione, dalla sua dimora, dalla sua logica. E’ il mito ultrarivoluzionario della tabula rasa: del passato della lingua bisogna fare tabula rasa”.

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