Foto: Ansa/Mourad Balti Touati

Editoriali

La pace? La giusta sveglia di Sbarra

Redazione

Non si può essere equidistanti sulla guerra. Il saggio no della Cisl a Cgil e Uil

Anche di fronte a una evidente aggressione di uno stato contro un altro e di fronte a un’invasione spietata sarebbe stato facile per una grande organizzazione sociale e sindacale cavarsela con un bel “No alla guerra”, un classico da corteo pacifista che non impegna e si porta su tutto. Aderendo a qualunque genericità pacifista e patrocinando manifestazioni con un po’ di palloncini arcobaleno e tante esortazioni alla pace ci si sarebbe tratti d’impaccio.

 

Poi, però, succede che un sindacato, la Cisl, scelga, invece, la via più faticosa, meno battuta, e prenda le distanze da Cgil e Uil, che oggi saranno in piazza, appunto, per una generica e indistinta pace. E compia anche un atto che segnala coraggio. Il segretario Luigi Sbarra ha preso posizione contro la manifestazione sindacale con parole che mettono in evidenza una diversa, maggiore, volontà di dare senso al giudizio morale sulle colpe degli aggressori e al valore dell’adesione dell’Italia allo schieramento internazionale da cui viene il contrasto alla violenza russa e il sostegno alla resistenza ucraina. E’ uno dei  momenti in cui la durezza del conflitto sta imponendo chiarezza nelle scelte pubbliche, senza infingimenti o furbizie, ora bisogna dire da che parte si sta.

 

Europe for peace oggi è a piazza San Giovanni a Roma con intenti da cui non emerge alcuna differenza di giudizio su aggressori e aggrediti e sul valore di una democrazia messa in scacco da una dittatura. Parleranno i segretari Uil e Cgil, non ci saranno però le bandiere cisline. Per Sbarra, “la testimonianza da sola non può bastare, tanto più se tale testimonianza rischia di essere inquinata da  pregiudizi e  derive ideologiche che sottintendono una sostanziale equidistanza tra le parti in guerra”.

 

Chiaro e semplice e insieme  impegnativo e meritevole del riconoscimento di tutti i veri difensori della pace e della democrazia. C’è da sperare che nel racconto mediatico delle mobilitazioni sindacali sulla guerra venga capito il valore di un sindacato che rifiuta di nascondersi dietro agli slogan e di adagiarsi nell’equidistanza.

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