EDITORIALI

L'Unione europea non sa che fare con le bollette

Redazione

Eurogruppo diviso sui prezzi dell’energia in aumento. Buona la linea Gentiloni

L’impennata dei prezzi dell’energia sta mettendo in evidenza tutte le debolezze strutturali dell’Unione europea: assenza di trasparenza sui costi del Green deal, dipendenza dal gas russo, spaccatura sul nucleare e mancanza di sangue freddo da parte della classe politica. L’Eurogruppo ieri è stato costretto a discutere per la prima volta il tema del caro bollette. L’Ue è divisa sostanzialmente in due campi: i sostenitori di un approccio più statalista per calmierare i prezzi e i difensori di un modello basato sul mercato. Da una parte il ministro spagnolo delle Finanze, Nadia Calviño, ha chiesto acquisti centralizzati di gas per creare una riserva strategica e una revisione del sistema di scambio delle emissioni di CO2.

Il francese Bruno Le Maire le ha dato man forte parlando di situazione “ingestibile” e chiedendo di azzerare il mercato dell’energia dell’Ue e le regole sulla concorrenza. Dall’altra parte la finlandese Annika Saarikko ha ricordato che ogni paese ha situazioni diverse e le misure di compensazione sono di competenza nazionale. Anche la Germania ritiene che sarà il mercato a riportare i prezzi ai livelli giusti. La Francia ne approfitta per cercare di includere il nucleare tra le energie pulite del Green deal, ma l’Austria è contraria. Nel frattempo, i paesi dell’est denunciano Nord Stream 2 e le manovre russe sul prezzo del gas. “Dobbiamo reagire, ma non in modo sproporzionato”, ha detto ieri il commissario Paolo Gentiloni. “Quando si ha un problema che emerge in un clima economico molto positivo, si deve reagire” con misure mirate e temporanee per i più deboli, “ma evitando reazioni che minano la transizione e gli sforzi per decarbonizzare la nostra economia”. C’è da augurarsi che dentro la Commissione prevalga la linea Gentiloni e che Ursula von der Leyen non si faccia tentare dal lasciare troppa libertà agli stati membri. In gioco non c’è solo il Green deal, ma anche il libero mercato.

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