(foto Ansa)

Il colloquio

Meno Sud e più donne, la nuova politica dei bonus per il lavoro. Parla Maurizio Del Conte

Mariarosaria Marchesano

Il professore di diritto del lavoro all’Università Bocconi: "La decisione del governo segna un cambio di passo: da un criterio territoriale si passa a un criterio per categorie sociali. Può funzionare, ma in parte"  

Meno Sud e più donne. Si potrebbe dire che è ispirata a quest’idea la  politica per il lavoro del governo Meloni. “Cancellare, da un lato, la decontribuzione nel Mezzogiorno e introdurre, dall’altro, nuovi bonus fiscali generalizzati per le assunzioni, ma prediligendo giovani e donne, segna un cambio di passo: da un criterio territoriale si passa a un criterio per categorie sociali. Può funzionare, ma in parte”, dice al Foglio Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro all’Università Bocconi. Quando è stata introdotta per la prima volta la decontribuzione al Sud era il 2017 e Del Conte guidava l’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro. “Furono stanziati 700 milioni di euro che generarono 150 mila  posti di lavoro, di cui, però, il 50 per cento  con contratti part time – dice Del Conte –.  Ci colpì  perché probabilmente significava emersione di lavoro nero. Poi la misura è stata ripescata e rifinanziata negli anni successivi da vari governi contribuendo, effettivamente, ad aumentare l’occupazione nel Mezzogiorno. Sebbene il divario con il resto del paese resti ancora profondo,  è l’area dove il tasso di assunzioni risulta oggi più elevato”. 

E’ giusto abolire la decontribuzione mettendo a rischio i piani  delle imprese? “Si può comprendere la logica per cui il governo intende superare questo approccio, anche perché è possibile che i fondi europei non possano più coprire la spesa. E poi, da quello che è emerso, ci sarebbe una compensazione con altri   sgravi  destinati ai lavoratori del Mezzogiorno. Ciò che comprendo meno è perché stanziare bonus generalizzati per le assunzioni. Non ha  senso mentre l’occupazione cresce anche  in modo sorprendente”. 

 

Premettendo che si sta ragionando sulla base di dichiarazioni del  governo quando ha annunciato il del decreto Coesione di cui non è stato ancora diffuso il testo, sono previsti incentivi per chi assume a tempo indeterminato su tutto il territorio nazionale, con una deducibilità  del 120 per cento per due anni del costo  del lavoro, che arriva al 130 per cento per le donne “svantaggiate” e  i giovani sotto i 35 anni. Si parlandi nuovo di bonus e superbonus. “Il mercato del lavoro  non è mai stato così dinamico, per ragioni che sono  da approfondire visto che il pil non cresce poi così tanto. Per questo non ha senso dare bonus ad aziende che assumerebbero comunque. Parlo soprattutto di quelle del nord”. Vuole dire che il governo sta mettendo soldi nelle mani delle imprese  che non ne avrebbero bisogno? “E’ un po’ così la storia se la si guarda bene. Secondo anche le indicazioni dell’Ue, gli incentivi dovrebbero servire per riequilibrare gap territoriali o di genere. Quindi, è corretto puntare a una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, a una maggiore inclusione sociale, soprattutto al Sud, ma è superfluo incentivare l’occupazione generale quando sarebbe preferibile incanalare le risorse per mantenere l’impegno sulla riduzione del cuneo fiscale”.