Il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta - foto Ansa

L'analisi

Da Panetta idee su come rafforzare l'euro per rafforzare l'Europa

Alberto Pozzolo

Il governatore della Banca d'Italia ha parlato a Riga del ruolo strategico dell'Ue e della sua moneta. Tre spunti che vale la pena commentare, dagli obiettivi dell'Unione alle alleanze e la pianificazione

Ha detto molte cose il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, parlando a Riga del ruolo strategico dell’euro alla conferenza per il decennale dell’adozione della moneta unica europea in Lettonia. La stampa italiana ha sottolineato soprattutto che, secondo Panetta, per “rafforzare il ruolo internazionale dell’euro abbiamo bisogno di un’offerta stabile e regolare di titoli europei privi di rischio”. È una lettura un po’ domestica di un discorso con orizzonti ben più ampi. È chiaro a tutti che le obbligazioni emesse nell’ambito del programma Next Generation Eu hanno permesso all’Italia di finanziare la spesa pubblica a tassi  inferiori. Ma il governatore, ex membro del comitato esecutivo della Bce, non va a Riga a una conferenza sull’euro a perorare la causa del costo del nostro debito pubblico. Il ragionamento sulla necessità di emettere un ammontare rilevante di titoli privi di rischio denominati in euro per rafforzarne il ruolo internazionale va ben oltre i confini del nostro paese.

Ci sono tre spunti nel discorso di Panetta che vale la pena di commentare. Il primo è che “gli obiettivi e le implicazioni della moneta unica vanno ben oltre la sfera monetaria”. L’intervento è sul ruolo strategico dell’euro in ambito internazionale, ma è evidente il richiamo all’impatto che la moneta unica ha avuto e sta avendo sul processo di unificazione europea. In assenza di una comune politica economica, fiscale e industriale, solo per restare all’ambito economico, l’accentramento della politica monetaria è il principale risultato sin qui raggiunto nel processo di unificazione. Ma l’unione monetaria non può che essere un momento di passaggio, per andare oltre. La tesi interessante è che i passi in avanti nel processo di unificazione – unione del mercato dei capitali, unione bancaria,  coordinamento delle politiche economiche – saranno a loro volta ingredienti fondamentali per rafforzare la moneta unica, accrescendone il ruolo internazionale. E il maggior ruolo internazionale dell’euro porterà a sua volta benefici tangibili per l’economia europea, proteggendola dalle oscillazioni dei tassi di cambio e riducendo il costo dei finanziamenti denominati in euro. Un elemento interessante di questa analisi è l’accento sugli aspetti  tecnologici del funzionamento dei mercati finanziari, in particolare sul ruolo dell’euro digitale. La possibilità che una moneta elettronica possa diffondersi come strumento di pagamento anche al di fuori del paese che la emette ne rafforza ulteriormente il ruolo internazionale. Lasciare che la Cina giochi questa partita quasi da sola può rivelarsi un grave errore.

Il secondo concetto è che “il successo dell’euro come valuta di riserva  influenza il ruolo dell’Europa nel panorama economico e finanziario mondiale; incide sulla nostra collocazione geopolitica, sulla nostra autonomia strategica”. Storicamente, siamo stati portati a pensare che il peso geopolitico di un paese sia la principale causa della diffusione della sua moneta come valuta di riserva. La tesi di Panetta è che esiste anche un’importante relazione inversa: avere una moneta che viene utilizzata come valuta di riserva internazionale accresce il peso geopolitico di un paese. I benefici delle scelte che rafforzano il ruolo internazionale dell’euro vanno quindi oltre la sfera strettamente economica, rendendo queste scelte ancora più importanti.   

Il terzo aspetto non è menzionato da Panetta, ma è l’elefante nella stanza della sua analisi. Qual è il programma dell’Europa rispetto al coordinamento delle politiche economiche, fiscali e industriali, all’unione del mercato dei capitali, al completamento dell’unione bancaria? Quali sono le posizioni dei diversi schieramenti? Il dibattito italiano, con la sola eccezione della breve schermaglia sulla riforma del Patto di stabilità, è concentrato sulla potenziale candidatura dei segretari di partito. Cosa poi andranno a sostenere in Europa, loro o i loro sostituti, sui temi elencati sopra non è dato sapere. Il dibattito europeo, concentrato sulle possibili future alleanze, non pare molto più costruttivo. 

L’unico tema sul quale possiamo certamente attenderci un’analisi rigorosa e approfondita, dal quale speriamo scaturirà un dibattito e un posizionamento delle diverse forze politiche, è il futuro della competitività dell’Europa. Su questo, la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha chiesto un rapporto a Mario Draghi. Ancora una volta, un (ex) banchiere centrale.

Alberto Pozzolo, Università Roma Tre

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