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editoriali

Ciò che non torna nell'indagine dell'Antitrust sull'inflazione in bottiglia

Redazione

Il lavoro dell'agenzia di regolazione sui produttori di vetro e i soliti sospetti sui prezzi, che puntano il dito contro gli impreditori presunti speculatori

Un cartello del vetro o meglio delle bottiglie di vetro. Nessuno l’aveva mai visto né sentito prima, ma l’Antitrust italiano sì. O meglio lo hanno visto i whistleblower dato che le segnalazioni sono arrivate attraverso la speciale piattaforma, come informa l’Agcm che ha aperto un’istruttoria nei confronti di alcuni dei principali produttori. L’accusa è di aver stretto un patto per aumentare i prezzi. L’Authority, con l’ausilio del nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle principali sedi delle società e di altri soggetti ritenuti in possesso di elementi utili all’istruttoria, tra cui Assovetro, l’Associazione degli industriali del vetro. E’ un dato di fatto che i prezzi sono aumentati del 64 per cento dal 2021. E hanno colpito in prima istanza le aziende vinicole che, a loro volta, hanno traslato i rincari (tutti o in parte) sui consumatori. Il vetro però è un’industria altamente energivora e gli aumenti dei prezzi coincidono con il biennio in cui il costo del gas è esploso prima come reazione alla fine della pandemia e poi, soprattutto, per l’invasione russa dell’Ucraina.

E’ l’argomento che fanno notare alcuni produttori di bottiglie, come sottolinea il Financial Times che li ha contattati. Da mercatisti siamo sempre rispettosi dei guardiani del mercato e della concorrenza, tuttavia c’è un’aria che non convince. Prendiamo il decreto sul “caro voli” che interviene persino sugli algoritmi che determinano le tariffe. Di per sé vìola la concorrenza e rende i voli forse meno cari, ma di sicuro più rari (è la legge bronzea del mercato). L’Antitrust aveva appoggiato la prima formulazione del tetto ai prezzi, che però era insostenibile perché in violazione del mercato europeo. Non vorremmo che i controllori si stiano convincendo, in sintonia con la filosofia prevalente nel governo e non solo, che l’inflazione sia un complottone del capitale, frutto dell’avidità degli imprenditori e della sempre viva speculazione. Cani da guardia o cani da caccia?

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