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Un mese per chiudere la revisione del Pnrr: Fitto vola a Bruxelles

Francesco Bercic

Il ministro degli Affari europei incontrerà domani Celine Gaurer per discutere delle due tranche da riscuotere entro l'anno. Manca ancora il via libera alla modifiche della quinta rata. Ecco i nodi ancora da sciogliere

Non c’è un attimo di tregua per Raffaele Fitto. A tre mesi esatti dall’invio a Bruxelles della proposta di revisione italiana del Pnrr, il ministro degli Affari europei è di nuovo atteso nella capitale belga, dove domani incontrerà Celine Gauer, a capo della Task force dell’Ue sul Recovery. La funzionaria francese è stata in questi mesi fra i principali interlocutori del governo nella delicata trattativa sul piano italiano: incassata la terza rata da 18,5 miliardi, il focus rimane adesso sulle successive due tranche che completano il quadro per il 2023. Se per la quarta rata l’Italia ha già ottenuto il via libera alle modifiche dal Consiglio europeo, il governo Meloni e la Commissione Ue puntano ad arrivare all’approvazione complessiva del “nuovo” Pnrr entro la riunione dell’Ecofin del prossimo 8 dicembre. Così da agevolare anche la partita della quinta tranche, ridotta di oltre 15 obiettivi.

I nodi tecnici e politici attorno al Pnrr rimangono tuttavia numerosi e complessi. Anzi tutto, anche nel merito dei tagli apportati alla quinta rata, prosegue la polemica con i Comuni, i quali chiedono da mesi garanzie sui finanziamenti per i progetti esclusi dal Pnrr. A tale incognita si somma da qualche settimana un altro fattore di tensione con i primi cittadini. Fitto ha infatti annunciato la possibile introduzione di “una clausola di responsabilità” secondo la quale, nel caso non venissero rispettati i tempi di realizzazione di un’opera, sarebbero i soggetti attuatori (fra cui i Comuni) a dover coprire i costi dei ritardi. A questa condizione potrebbero tornare all’interno della cornice del Pnrr anche alcuni progetti prima definanziati – come quelli di riqualificazione delle aree disagiate nelle città metropolitane da 2,49 miliardi di euro – ma la norma è ancora allo stadio di ipotesi e probabilmente non verrà varata prima del prossimo anno. I sindaci, intanto, manifestano il loro disappunto per quella che considerano una sorta di minaccia: “Un concetto che scavalla il principio di leale collaborazione tra governo ed enti locali”, ha commentato ieri il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. E chiedono che, assieme a loro, firmino “tutti, funzionari dei ministeri, ministri e amministratori delegati delle aziende coinvolte”.

Nel frattempo l’esecutivo resta in attesa della quarta rata da 16,5 miliardi di euro, per la quale è in corso la verifica dell’effettivo completamento degli obiettivi da parte dei tecnici di Bruxelles: Fitto ha più volte ribadito di voler ottenere l’assegno entro la fine dell’anno. Negli ultimi giorni le trattative del ministro con l’Ue sono state però complicate da un’altra discussione, ruotata attorno al decreto Energia proposto dal collega azzurro Pichetto Fratin: all’interno era contenuta una proroga del regime tutelato per gas ed elettricità assieme alle procedure di rinnovo delle concessioni idroelettriche. Inizialmente previsto in Consiglio dei ministri due settimane fa, il decreto non è poi mai arrivato sul tavolo del governo proprio a causa del confronto con Bruxelles: la proroga del mercato tutelato, in particolare, andrebbe in conflitto con uno degli impegni legati alla terza rata (già incassata, come detto, dall’Italia). 

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