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il provvedimento

Così Pichetto Fratin vuole convincere Bruxelles e sbloccare il decreto Energia

Maria Carla Sicilia

Saltato per tre volte dal Consiglio dei ministri, il provvedimento del ministero dell'Ambiente che sbloccherebbe nuova produzione di gas e progetti per le rinnovabili resta nel cassetto per due intoppi con il Pnrr: la proroga della maggior tutela e delle concessioni idroelettriche

Nel Consiglio dei ministri convocato per venerdì entra il piano Mattei, esce il decreto Energia. E’ la terza volta che il provvedimento allo studio del ministero dell’Ambiente salta l’appuntamento con il governo. L’obiettivo del ministro Gilberto Pichetto Fratin è approvare quello che ritiene essere uno dei decreti più importanti del suo ministero entro un paio di settimane, ma dentro ci sono due temi spinosi per Bruxelles: l’uscita dal regime di maggior tutela e le concessioni idroelettriche. E’ intorno a questi due punti che il provvedimento si è arenato negli uffici tecnici, impegnati a trovare dei correttivi per non rinunciare a introdurre delle proroghe senza venire meno agli impegni in materia di concorrenza che hanno determinato l’erogazione della terza rata del Pnrr, ricevuta appena un mese fa. E siccome l’intenzione di Pichetto Fratin è portare in Cdm un pacchetto organico senza disgregare le misure, al momento è tutto fermo in attesa che si sblocchi il confronto con gli uffici tecnici della Commissione europea. Al ministero sono certi che ci siano margini per una trattativa e che per questo valga la pena aspettare. Ma intanto nell’ultima bozza del decreto i due articoli sono stati eliminati.

Sul passaggio al mercato libero dell’energia il piano è quello di presentare come “un decalage più lento” una soluzione che appare molto simile a una proroga. Il pilastro su cui si basa l’argomentazione italiana riguarda le scadenze previste per l’apertura delle aste: “Non ci sarà una proroga delle date”, assicura Pichetto Fratin, che conferma l’avvio delle gare a gennaio per il gas e ad aprile per l’elettricità. Tutto secondo programma, almeno per la prima fase della procedura. Ma dopo l’assegnazione dei clienti ai vari operatori, il governo vorrebbe posticipare di almeno sei mesi l’attivazione delle forniture. In mezzo dovrebbe essere garantita una campagna informativa e coordinato il passaggio dal punto di vista bancario, operazioni peraltro previste e prevedibili ma non ancora avviate. Sul fronte idroelettrico il tentativo è quello di convincere la Commissione europea della bontà di quella che il ministero chiama “terza via” per l’assegnazione delle concessioni. A fronte della necessità di mettere a gara quelle in scadenza, il governo vorrebbe dare alle regioni la possibilità di negoziare con gli stessi concessionari la riassegnazione in cambio di un piano di investimenti che rispetti le condizioni stabilite nel bando. Una “terza via” appunto, perché resterebbero validi anche gli altri sistemi di gara previsti, ma a che giudicare dalle reazioni delle regioni dove la produzione di energia idroelettrica si concentra maggiormente – Piemonte e Lombardia in primis – diventerebbe una prima scelta. 

Così, tutti gli altri contenuti del decreto al momento sono ostaggio delle interlocuzioni tecniche in corso per limare questi due dossier, che vedono coinvolti sia il ministero degli Affari europei sia in parte quello delle Infrastrutture. Nel cassetto resta intanto un pacchetto di misure estese e rilevanti: dall’incremento della produzione di gas nazionale da destinare con prezzi calmierati all’industria italiana agli incentivi per i territori che accettano di ospitare impianti di energia rinnovabile, fino allo sviluppo di un polo strategico per la costruzione e l’insediamento dell’eolico offshore. Anche le regioni Calabria e Sicilia aspettano che il decreto rientri presto nell’ordine del giorno di Palazzo Chigi, perché una norma garantirebbe ai rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro di diventare infrastrutture strategiche e di pubblica utilità. 

  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.