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il patto

Il trimestre anti inflazione di Meloni appeso a un “protocollo”

Maria Carla Sicilia

Il governo presenta il patto con le imprese per tenere bassi i prezzi di alcuni prodotti. Per Meloni è un "bel messaggio" ma per vincolare l'industria non basta una lettera d'intenti

Segui il tricolore. Da domenica tra gli scaffali dei supermercati comparirà il bollino verde bianco e rosso, simbolo di adesione al “trimestre anti inflazione” presentato oggi a Palazzo Chigi. I prodotti inclusi nel patto sottoscritto da alcune associazioni di categoria e il governo sono quelli di prima necessità, non solo beni alimentari ma anche prodotti per la casa, per l’igiene personale e per l’infanzia. Su questi, ogni esercizio commerciale applicherà sulla base delle proprie valutazioni commerciali e con “modalità flessibili” prezzi ribassati o promozioni. Nell’accordo non sono indicate percentuali di sconto ma solo l’impegno a “non aumentare il prezzo” nel periodo di riferimento, che va dal primo ottobre a fine dicembre. “E’ importante che inizi domenica e che comprenda l’intero periodo natalizio, anche per onorare una festività religiosa a cui siamo particolarmente attenti”, ha tenuto a sottolineare il ministro delle Imprese Adolfo Urso, promotore dell’iniziativa, che oggi ha presentato l’accordo con la premier Giorgia Meloni e il ministro Francesco Lollobrigida. Il numero dei punti vendita che hanno aderito non è altissimo – circa 20 mila – ma il governo si aspetta che possa crescere “a ritmo esponenziale”.

 

Ci sono diverse incognite che possono determinare il successo o il flop dell’iniziativa. Meloni e i ministri hanno mostrato grande soddisfazione per aver riunito “il sistema Italia” perché, ha detto la premier, la partecipazione di tutti dimostra che “questa nazione è ancora in grado di tenersi per mano”. In realtà gli attori della filiera hanno accolto l’invito del governo in modi diversi. Da una parte le associazioni della distribuzione hanno sottoscritto un protocollo che le impegna a promuovere l’iniziativa tra gli associati – da qui l’adesione di circa 20 mila punti vendita e la speranza che il numero aumenti – dall’altra le imprese produttrici, che hanno firmato delle lettere d’intenti non vincolanti. Dopo la polemica con Barilla e settimane di trattative, l’industria ha “manifestato il proprio supporto formalizzando l’intento di richiedere alle associate di valutare specifiche iniziative che possano portare al contenimento dei listini prezzi dei propri prodotti”. Si capisce che i margini che i distributori saranno disposti a comprimere dipenderà anche dagli sforzi dei produttori. Il governo, che sull’iniziativa ha montato una grande campagna promozionale, resterà a vigilare sull’operatività dell’accordo e riunirà periodicamente un tavolo di coordinamento a via XX Settembre. Ma l’impostazione del patto giustifica qualsiasi decisione le imprese vorranno prendere, potendo valutare nell’ambito della loro autonoma libertà di mercato. 

 

Non è la prima volta che il governo si affida ai protocolli per tentare di affrontare problemi che non può risolvere per via legislativa. Era già successo con i pagamenti elettronici: in un primo momento Palazzo Chigi voleva eliminare l’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti con il Pos sotto i 60 euro, salvo accorgersi che l’iniziativa sarebbe stata in contrasto con uno degli impegni presi nel Pnrr. Così a luglio, sotto la regia del Mef, le banche e gli intermediari che offrono servizi di pagamento hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con gli esercenti per promuovere offerte chiare e promozioni commerciali. Lo scopo era consentire agli esercenti di pagare commissioni più basse  per i micropagamenti. Non se n’è saputo più nulla, ma secondo quanto risulta al Foglio la settimana prossima dovrebbero essere pubblicate una trentina di offerte frutto della trattativa in corso tra le parti. In questo caso erano le attività commerciali a voler vedere i risultati di quanto ha promesso loro il governo e ad avere spinto per un accordo.  Nel caso del protocollo anti inflazione, tra i firmatari   l’unico interessato al successo  è Palazzo Chigi, che offre a chi aderisce pubblicità sui canali istituzionali. Vedremo se basterà. 

  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.