(foto Ansa)

Editoriali

Ryanair taglia le rotte e va contro il sovietismo di Urso

Redazione

Il vettore irlandese riduce i voli verso Sicilia e Sardegna. Così il decreto contro il “caro voli” rende i voli più cari

Solo un mese fa, il ministro Adolfo Urso pubblicava una foto insieme al ceo di Ryanair Eddie Wilson: “Abbiamo avviato un costruttivo confronto per raggiungere soluzioni equilibrate”. Non è andata proprio così. Ora è scontro aperto. Dopo il decreto voli con cui il governo limita i prezzi massimi dei biglietti verso Sicilia e Sardegna, prima Wilson ha paragonato il governo all’Urss e ora è passato dalle parole ai fatti: Ryanair ha annunciato di ridurre per la prossima stagione invernale dell’8 per cento i voli per la Sardegna. La motivazione riportata dalla compagnia è proprio il decreto sul caro voli che mette un tetto  ai prezzi dei biglietti del 200  per cento rispetto al prezzo medio.

Il rischio però non è solo la riduzione dell’operatività e della connettività, ma un aumento del prezzo medio stesso, come peraltro sottolineato anche dal secondo vettore operante in Italia, EasyJet. Questo perché la riduzione dell’utilizzo del revenue management non permetterà di ottimizzare la discriminazione e di conseguenza spingerà i vettori ad alzare il prezzo medio del biglietto. In questo braccio di ferro, la posizione di Ryanair non è indifferente, dato che controlla quasi il 37 per cento del traffico italiano, quota che per i voli domestici sale al 49 per cento. Si comprende bene la posizione di forza della compagnia irlandese, che tra l’altro ha già fatto ricorso contro la legge che deve  superare il vaglio della Commissione europea. Il governo avrebbe potuto utilizzare una strategia “bastone-carota”: limitare il revenue management in cambio di qualcosa.  

E questo qualcosa è la stessa Ryanair a dire di cosa si tratta, dato che si è detta disposta ad aumentare l’operatività verso Sicilia e Sardegna in caso di abolizione dell’addizionale comunale di 6,5 euro per passeggero. Questa abolizione potrebbe in generale spingere la ripresa del mercato aereo, ma è chiaro che difficilmente il governo potrà trovare risorse in un momento in cui deve preparare una Finanziaria con risorse molto scarse. Ora però il rischio è che il decreto contro il “caro voli” renda i voli più cari.

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