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La soluzione

Sulla legge di Bilancio c'è una strada alternativa a quella del caos

Oscar Giannino

Per evitare di indebolire l'Italia nelle trattative per il nuovo Patto di stabilità, il presidente del Consiglio deve chiudere al più presto il confronto con la sua maggioranza su deficit e debito e presentare in Parlamento la proposta di legge

Le due ultime settimane di agosto hanno arroventato i rapporti tra le forze di maggioranza, in vista della legge di Bilancio. Inutile ricapitolare ogni giorno quanto distanti e spesso opposti siano i richiami alla prudenza sulla spesa più volte espressi dal ministro Giorgetti, rispetto ai punti imperativamente richiesti invece dal vicepremier Salvini, a propria volta diversi da quelli espressi dal vicepremier Tajani. Le scadenze previste sono la presentazione entro il 27 settembre della Nadef, che deve contenere gli aggiornamenti degli obiettivi programmatici di finanza pubblica rispetto a quelli del Def di febbraio. E poi il varo della legge di Bilancio, entro il 20 ottobre. Il rischio fortissimo è che il chiarimento su deficit e debito obbligato con la Nadef non spenga affatto i contrasti radicali su cosa davvero scrivere o no nella legge di Bilancio.

Diventa sempre più probabile che, ancora una volta, la soluzione venga solo dopo estenuanti trattative tra premier e maggioranza fino a un’ultima notte dei lunghi coltelli, a poche ore dalla trasmissione alle Camere della legge di Bilancio. E’ un rischio da evitare: altri due mesi di sparate pirotecniche accrescerebbero la sfiducia verso l’Italia che ha ripreso a rimbalzare sui media e fra gli osservatori internazionali. Si indebolirebbe l’Italia nelle trattative per il nuovo Patto di Stabilità, nel giudizio Ue verso le richieste italiane di revisione del Pnrr, e nel successivo giudizio sulla stessa legge di Bilancio. Ma è proprio senza alternativa, la strada del caos? La risposta è no. Un’alternativa istituzionale esiste. Nell’interesse dell’Italia, per evitare impatti sui mercati e in Europa. Del Parlamento, per evitare che anche questo governo soffochi i tempi di analisi dettagliata ed emendativa della legge di Bilancio di fatto ristretti per mancanza di tempo in una sola Camera, come sempre più negli ultimi anni. E a ben vedere, anche nell’interesse del presidente del Consiglio e della sua maggioranza.

La modesta proposta alternativa che qui si avanza è che il presidente del Consiglio chiuda nelle prossime tre settimane il confronto con la sua maggioranza partendo da seri paletti invalicabili su deficit e debito. Che all’atto della presentazione in Parlamento della Nadef depositi un dettagliato documento che elenchi con precisione le misure di spesa e di entrata della successiva legge di Bilancio. E infine che tale lungo documento divenga il testo della mozione motivata di fiducia, per fissare del bilancio a venire non solo le tabelle quantitative programmatiche, ma anche la loro precisa traduzione nelle misure con cui li si intende raggiungere. Breve digressione: la mozione motivata di fiducia, prevista esplicitamente in Costituzione all’articolo 94 che fissa i rapporti tra governo e Parlamento, è stata pressoché costantemente aggirata nella prassi dei governi della Repubblica. Composti da coalizioni frutto di mera convergenza elettorale e mai dotate di vincoli programmatici stringenti, come quelli invece alla base dei governi di coalizione tedeschi con programmi sottoscritti ex ante di centinaia di pagine, i governi italiani sono sistematicamente esposti alle mani libere che i partiti di maggioranza intendono preservarsi. Per questo le mozioni di fiducia hanno finito per adottare la formula “sentite le comunicazioni del presidente del Consiglio, le approva”: che è un comodo modo per tenersi appunto le mani libere sulle misure da adottare.

La prassi fu rotta solo dai due governi Spadolini nel 1981-1982: il tentativo fu proprio quello di un lungo documento programmatico che diventava mozione di fiducia finalmente nel pieno rispetto della Costituzione, a garanzia del Parlamento e imbrigliando le libere capriole delle maggioranze. Ovviamente, i partiti tornarono poi ad autotutelarsi. Nel caso odierno, oltre che evitare il pericoloso ballo di San Vito dei conti pubblici, sarebbe lo strumento istituzionale formale attraverso cui dare certezza preventiva al bilancio, chiarire al Parlamento come il governo intenda muoversi nel confronto europeo e in vista della presidenza italiana del G7, che durerà per l’intero 2024. Volendo, si può evitare la massimizzazione del rischio, tornando a rispettare finalmente la Costituzione. Sarebbe una bella sorpresa. Fatecela, per favore.