(foto ansa)

riforma fiscale

Pregi e limiti del concordato preventivo nella lotta all'evasione

Marco Leonardi e Leonzio Rizzo

Il successo della misura dipenderà dalla serietà e dalla intrasigenza con cui verranno attutate le misure di controllo. Un banco di prova per le intenzioni del governo

Qualcuno si sarà chiesto come mai l’Italia è l’unico paese del G7 che propone un concordato preventivo biennale (cioè l’accordo per definire per un biennio la base imponibile e le imposte da pagare) con il fisco anche alle piccole imprese? Di solito in tutti i paesi il fisco usa strumenti simili  ma riservandolo alle grandi imprese per attrarre gli investimenti. Invece in Italia lo si vuole estendere a milioni di piccoli contribuenti il che ovviamente comporterà un impegno straordinario della macchina amministrativa: l’Agenzia delle Entrate (AdE), in primo luogo, che dovrà inviare milioni di proposte di concordato e poi gestire centinaia di migliaia (milioni?) di “contraddittori semplificati” con i contribuenti. Ma anche Sogei e Sose, le strutture che dovranno predisporre le procedure informatiche che, sulla base di dati individuali,  genereranno le proposte di concordato.

Già in molti hanno criticato che ad accettare il concordato biennale sarebbero solo coloro i quali ne avrebbero un evidente risparmio di imposte. Sarebbe quindi un modo per continuare a evadere. Ma in realtà potrebbe essere l’unico modo per addolcire la pillola di un fisco che oggi ha molte più armi di prima per scoprire l’evasione. Molto dipenderà da come saranno scritti ma soprattutto applicati dall’amministrazione fiscale i decreti attuativi della delega. 

Ci spieghiamo meglio. La lotta all’evasione ha sempre fatto progressi con l’applicazione della tecnologia. In particolare, in Italia hanno avuto un ruolo importante nella lotta all’evasione la fatturazione elettronica e lo split payment. Ma ora il Pnrr ha richiesto l’emanazione di due ulteriori provvedimenti: l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica per i soggetti forfettari e l’obbligo di trasmissione da parte dei gestori dei Pos (principalmente banche) dei dati riepilogativi giornalieri delle transazioni effettuate dagli operatori commerciali. In particolare questa seconda misura promette di rendere l’evasione molto più difficile di prima. Oggi lo scontrino prodotto da un Pos non è una ricevuta fiscale registrata presso l’AdE, e molta dell’evasione dei piccoli esercenti avviene con pagamenti elettronici cui non corrispondono scontrini. Ma da domani l’AdE potrà incrociare i dati tra i corrispettivi giornalieri trasmessi dal Pos della singola attività commerciale e, dall’altro lato, le transazioni che i clienti della stessa attività risultano aver effettuato con moneta elettronica. A meno quindi di non tornare in maniera massiccia ai pagamenti in contante, resa comunque difficile dall’obbligo di Pos per gli esercenti, per molte attività l’evasione fiscale diventerà molto più complicata. Chiaramente rimane il problema di coloro i quali non utilizzavano prima e continuano a non utilizzare i pagamenti elettronici, sui quali bisognerà intensificare i controlli.

La lotta al nero se diventasse  credibile tramite la valenza fiscale delle transazioni Pos e l’intensificazione dei controlli, potrebbe obiettivamente far saltare molte attività private che basano il proprio modello di business sulla possibilità di evadere. Si ricordi che circa il 70 per cento del reddito di lavoratori autonomi e imprese risulta essere non dichiarato al fisco (dati Mef). Non è quindi realistico pensare di recuperare i circa 100 miliardi all’anno di evasione in un solo anno.

Quindi in  questo contesto di credibile lotta all’evasione potrebbe aver senso offrire una seconda via rappresentata dal concordato preventivo biennale. In questo caso il contribuente (autonomo o piccolo imprenditore) si impegna, previo contraddittorio con modalità semplificate, ad accettare e a rispettare la proposta per la definizione biennale della base imponibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap formulata dall’AdE. Nel caso in cui non si accettasse il concordato diventerebbe più probabile essere scoperti se si evade. Se invece la lotta all’evasione non sarà credibile, proposte che riflettono una ragionevole stima della base imponibile non saranno mai accettate e le uniche proposte realistiche saranno quelle che al massimo chiedono al contribuente di pagare quanto ha sempre pagato in passato. In tal caso allora sarà solo un modo per compromettere la lotta tecnologica all’evasione che ha dato buoni frutti finora. L’accordo dell’AdE con il Mef per recuperare l’evasione è un buon segno in questa direzione; la richiesta del governo di ridurre l’obiettivo di recupero dell’evasione nella revisione del Pnrr è invece un pessimo segno nella direzione contraria. The jury is still out, ma questo è il momento in cui si proverà la virtù del governo nella lotta all’evasione

Di più su questi argomenti: