I dilemmi di chi investe

Tassi, fine corsa o altri rialzi? La politica dei due forni della Bce  

Mariarosaria Marchesano

Dopo il rialzo dei tassi gli investitori cercano di capire cosa farà la governatrice Christine Lagarde. Pur imprevedibile, la presidente della Bce ha trovato un suo stile per non intimorire i mercati

Maledetta inflazione core. E’ tutta colpa dei prezzi dei beni di consumo e non più di quelli energetici se l’inflazione resta elevata nell’Eurozona, così la Bce di Christine Lagarde è costretta a inseguire la Fed di Jerome Powell nel suo volo da falco. Il nuovo rialzo di 25 punti base deciso all’unanimità dal board di Francoforte ha portato il tasso ufficiale di deposito al 3,75 per cento, con Lagarde che non si sbilancia su settembre ma tiene aperta la porta per ulteriori strette. Nonostante questo,  le borse europee hanno reagito con grande ottimismo (Piazza Affari è cresciuta di oltre il 2 per cento, complice l’ondata di trimestrali positive). L’impressione di alcuni operatori  è stata di trovarsi di fronte a una Lagarde diversa in conferenza stampa rispetto a qualche tempo fa, molto più sicura di sé e capace di orientare le aspettative come non le è sempre riuscito in passato. La  determinazione a combattere l’inflazione appare legittima di fronte a un fenomeno che si presenta persistente nell’area euro, pur essendo in calo. 


Falco nelle decisioni e colomba nei modi, la presidente della Bce ha trovato un suo stile per non intimorire i mercati, pur rendendo  poco prevedibile la sua politica monetaria. Lo si capisce da alcuni commenti rilasciati a caldo dalle case d’investimento. Secondo Gurpreet Gill di Goldman Sachs asset management, i dati economici recenti “fanno pendere la bilancia dei rischi verso un inasprimento minore piuttosto che maggiore dopo la riunione di settembre”. In effetti, l’ultimo indice Pmi dell’Eurozona ha sorpreso al ribasso e il crollo dei prestiti bancari mostra che la restrizione monetaria  viene trasmessa eccome all’economia reale. Tutto questo farebbe pensare, osserva Gill, che “l’inflazione stia lentamente ma inesorabilmente superando il suo picco”.

 

Eppure, solo qualche giorno fa la Fed, che negli Usa sta combattendo da più tempo della Bce l’inflazione core, ha deciso di innalzare ancora i tassi portandoli a un intervallo compreso tra il 5,25 e il 5,5 per cento. Perché Lagarde in Europa dovrebbe fermarsi intorno al 4 per cento? Per Dave Chappell di Columbia Threadneedle Investments, “mentre l’economia statunitense ha finora superato l’inasprimento delle condizioni finanziarie e il fallimento di qualche banca, confondendo molti con la sua resilienza, l’Eurozona è rimasta a malapena fuori dal territorio di contrazione negli ultimi nove mesi e le indagini Pmi e sulle condizioni del credito suggeriscono che resterà difficile ottenere crescita, anche se la disoccupazione rimane storicamente bassa”. A questo proposito, prosegue Chappell, la Bce dovrebbe ammettere che la politica monetaria sta  “mordendo” e il dibattito dovrebbe spostarsi su quando fare una pausa, piuttosto che su quanti altri rialzi siano probabilmente necessari. 


A ogni modo, gli operatori vedono abbastanza vicino il picco dei tassi, se non proprio a settembre poco più in là. Secondo Des Lawrence, strategist di State Street, quello che cercherà di fare la Bce è bilanciare l’inflazione (core), ancora scomodamente elevata con il prevedibile impatto che il caro tassi ha su famiglie e imprese, anche perché i governi dei paesi europei  si stanno mostrando sempre più insofferenti a una stretta monetaria che sembrano non comprendere.  Ma  cosa vuol dire raggiungere “tassi sufficientemente restrittivi”, come ha detto Lagarde? E’ la frase della presidente della Bce che ha lasciato spazio a dubbi, tant’è che T. Rowe Price ha spiegato di non condividere l’ottimismo dei mercati: “La comunicazione sul raggiungimento di livelli di tassi restrittivi è stata eliminata dal comunicato – afferma il gruppo d’investimenti americano –. Tuttavia, data l’enfasi posta sull’inflazione, riteniamo che la dichiarazione fosse stata scritta di proposito per non fornire alcuna forward guidance sui futuri tassi di interesse”. Anche per Martin Wolburg di Generali Investments, “il consiglio direttivo della Bce è indeciso tra rialzo o pausa a settembre”.  In altre parole,   la Bce da un lato lascia intravedere la fine del ciclo e dall’altra si tiene le mani libere per futuri rialzi. E’ la politica dei “due forni” di Lagarde.

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