editoriali

Alzare i salari si può. Dai metalmeccanici a LegnoArredo

Redazione

E’ importante che sia tornata l’attenzione piena sulla parte economica dei rinnovi. Dai sindacati due lezioni positive

Un settore in ottima salute, quello rappresentato dalla FederlegnoArredo, può permettersi un accordo molto soddisfacente per i lavoratori. C’è stato uno sciopero e alcune settimane di agitazione, ma si può dire che l’intesa sia arrivata comunque in tempi brevi, anche perché, con l’inflazione che preme, gli sforzi delle parti si sono concentrati sulla parte economica del contratto lasciando quella normativa a successive decisioni. Al primo livello c’è un incremento di 102,2 euro ed è stabilito un piano recupero dell’inflazione con un indice ritenuto congruo dai sindacati, mentre in forma di una tantum ci saranno 600 euro tra ora e marzo 2024. E’ davvero molto rispetto a gran parte del lavoro dipendente in Italia.

 

Ma la buona fase dell’industria italiana ha condizionato anche il rinnovo dei metalmeccanici, ai quali è andato più di un semplice recupero di potere d’acquisto consumato dall’inflazione. C’è, in entrambi i casi, una sostanziale unità tra i sindacati confederali, con toni di notevole soddisfazione. E’ importante che sia tornata l’attenzione piena sulla parte economica dei rinnovi. Riconoscendone l’assoluta importanza in questa fase. Maurizio Landini, più pressato di altri dal fronte a favore del salario minimo, ha potuto ribadire che è solo la contrattazione a garantire il pieno recupero di potere d’acquisto, segnando un punto a favore dell’azione sindacale rispetto a chi, invece, propone di agire con l’automatismo della legge. Per Luigi Sbarra c’è stata una scelta responsabile con la destinazione di tutte le risorse possibili a favore dei lavoratori. Ma ora si apre la questione generale del lavoro in Italia. Perché i settori meno esposti alla concorrenza e perciò meno dinamici fanno segnare il passo in termini di produttività e di risultati di mercato. Differenza che comincia a determinare forti disparità salariali, tendenza che può solo aumentare e che deve essere affrontata sia dalla politica sia dal sistema delle relazioni industriali.