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Il lieto fine

Napoli salva Whirlpool

Mariarosaria Marchesano

Crisi risolta dalla Zes, dalla burocrazia che funziona e da un cavaliere bianco a Km zero. La start-up partenopea Tea Tek si aggiudica il bando per la fabbrica di via Argine

Lo scudetto ha portato bene alla città di Napoli dove sta per avere un inatteso lieto fine la vertenza Whirpool, la fabbrica di elettrodomestici che sorge nella zona orientale. Qui si concentrano ormai più attese di rilancio e riqualificazione che a Bagnoli, che si trova a ovest, ma la Whirlpool era stata abbandonata dalla casa madre americana nonostante avesse fama di essere un presidio produttivo d’eccellenza. E per come si è complicata tutta la vicenda, compreso quando nel 2019 l’allora ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ne annunciò il salvataggio salvo essere smentito un attimo dopo dai proprietari, lo stabilimento di via Argine era diventato una spina nel fianco di governi e sindacati, oltre che un incubo per 350 dipendenti che sono finiti in cassa integrazione senza prospettive dopo tante promesse cadute nel vuoto. 

Poi è successo qualcosa di raro per il Sud, ma forse anche per l’Italia: si sono allineati tre pianeti, quello di una burocrazia snella ed efficiente, quello di un cavaliere bianco interessato in modo concreto al sito produttivo e quello delle segreterie nazionali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, che hanno all’unisono appoggiato l’operazione. I fatti sono che la Zes Campania, la zona economica speciale guidata da Giuseppe Romano, nominato insieme ad altri sette commissari di altrettante Zes dall’ex ministro del Mezzogiorno, Mara Carfagna, poco prima che il suo dicastero scomparisse, ha emesso un bando a fine gennaio di quest’anno in cui la fabbrica di via Argine veniva offerta a zero euro salvo l’obbligo per chi la rileva di preservare tutti i posti di lavoro alle condizioni pre-esistenti ed entro un termine compatibile con la scadenza della Naspi, il sussidio di disoccupazione. 

Hanno risposto in diversi ma il piano industriale più credibile è stato giudicato quello di un imprenditore locale che ha fatto molta strada costruendo impianti elettrici e fotovoltaici: Felice Granisso, 48 anni, fondatore e proprietario della Tea Tek, gruppo globale con 850 dipendenti e quartier generale ad Acerra, in una delle aree industriali a nord-est di Napoli. “Sembra incredibile anche a me – dice al Foglio – ma tutto questo è avvenuto in pochi mesi grazie a una procedura snella e veloce che avvicina il Sud e l’Italia ai paesi anglosassoni dove la mia azienda ha potuto svilupparsi quando era ancora una start up. Manca ancora la firma per chiudere l’operazione con Whirlpool ma abbiamo già discusso l’accordo con il ministero dell’Economia e devo dire grazie a tutti quelli che hanno creduto in questo progetto e lo hanno sostenuto, compresa Intesa Sanpaolo che ha accettato di starci accanto come banca finanziatrice”. In effetti, nonostante il costo per rilevare la fabbrica sia pari a zero e nonostante chi investa in una Zes abbia diritto a un credito d’imposta annuo del 35 per cento, saranno necessari comunque 20-30 milioni di euro per dare una nuova vita allo stabilimento. Oltre alla garanzia dei livelli occupazionali e alla riconversione produttiva, il piano prevede la nascita di un green lab che, spiega  Granisso, potrebbe ospitare un progetto di ricerca già avviato dalla Tea Tek con l’Enea e integrare nuove iniziative che potrebbero nascere con la poco lontana Apple Academy. 

Eppure, Granisso, sebbene risulti iscritto all’Unione industriali di Napoli, non è tra gli imprenditori più in vista della città. Cresciuto in provincia, papà bancario, ha interrotto gli studi universitari di economia per diventare prima socio di una piccola realtà di automazione industriale e poi per avviare la Tea Tek nel 2009 con il fratello Luca e con Francesco Luvrano. Tutto è cominciato in un vecchio deposito, roba da start up americana. “All’inizio abbiamo lavorato quasi esclusivamente con l’estero, siamo cresciuti tanto in Inghilterra e poi in nord Africa, e ancora tra Dubai e Abu Dhabi, ma da qualche anno ci siamo focalizzati sull’Italia convinti che la transizione energetica farà da traino al nostro business”, prosegue affermando di essere fiero che la sua storia sia stata possibile a Napoli “perché così si smentiscono tanti luoghi comuni”. Ma cosa c’entrano i pannelli solari con le lavatrici che gli operai della Whirlpool hanno prodotto per decenni? “La Tea Tek continuerà a fare il suo mestiere nelle energie rinnovabili, ma gli operai della Whirlpool sono particolarmente qualificati e non avranno difficoltà a riconvertirsi perché alcuni dei nostri processi sono simili a quelli per la realizzazione di componenti per elettrodomestici. Quando ho letto il bando, ho pensato subito che sarebbe stata per noi una grande occasione”.

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