Un'immagine dal G7 finanziario in corso in questi giorni in Giappone (Lapresse)

Editoriali

Alti tassi a lungo. La Bundesbank prospetta un'altra stretta della Bce

Redazione

Il presidente della banca centrale tedesca Joachim Nagel prevede che il costo del denaro aumenterà dopo l’estate e “potrebbe rimanere lì per un po’”. La lotta all’inflazione e l’impatto sui paesi più indebitati come l’Italia 

Le attese sul picco dei tassi d’interesse della Bce sono state rese meno ottimistiche dalle ultime dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, che in un’intervista a Bloomberg non solo ha affermato che il costo del denaro potrebbe continuare ad aumentare dopo l’estate ma che una volta che avrà raggiunto l’apice “potrebbe rimanere lì per un po’”. Tradotto, vuol dire che l’Eurozona si deve preparare a un periodo abbastanza lungo di tassi alti – con un livello finale che ora viene stimato dagli analisti di Unicredit in un range compreso tra il 4 e il 4,5 per cento – prima di vedere la discesa che potrebbe iniziare solo nel secondo semestre del 2024 e non alla fine di quest’anno. “L’inflazione è ancora molto appiccicosa” e “gli aumenti dei prezzi sono un fenomeno molto ostinato”, ha spiegato Nagel accentuando il tono da “falco” utilizzato dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, dopo l’ultima riunione in cui il rialzo di 0,25 punti base era stato il compromesso trovato con le “colombe” del board che vorrebbero un rallentamento del ritmo della stretta monetaria.

 

Si vedrà nel prossimo meeting in che modo si svilupperà una contrapposizione in cui, comunque, entrambe le parti sono convinte della necessità di rafforzare la lotta all’inflazione anche a costo di raffreddare l’economia. La divergenza, piuttosto, è quanto spingere considerando l’impatto che l’inasprimento monetario ha sui rendimenti dei titoli di stato di paesi indebitati come l’Italia. Non è un caso Btp e Bund tedeschi si sia allargato a 190 punti base, rendendo più scettiche le previsioni sulla sostenibilità del debito tricolore di due banche d’affari americane (Goldman Sachs e Citi), e anche dell’agenzia di rating Moody’s il cui giudizio è atteso per il 19 maggio. Uno scetticismo che aleggia ma non si è concretizzato in un rischio Italia. Molto dipenderà da quanta strada la Bce farà ancora nella lotta all’inflazione, ma anche da quanto il paese sarà in grado di sostenere la sua crescita.

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