Paolo Gentiloni e Ursula von Der Leyen (Ansa)

Vuoto a rendere

Per l'Ue l'allarme sugli imballaggi è esagerato. Modificati gli obiettivi di riutilizzo

David Carretta

Secondo la proposta finale della Commissione, nella gerarchia del trattamento dei rifiuti il riutilizzo e il riciclaggio sono praticamente sullo stesso piano. Dopo queste modifiche, le prospettive appaiono meno cupe per l’industria italiana del settore, che vanta un ruolo di leadership a livello europeo

Bruxelles. E se l’allarme in Italia sul regolamento dell’Unione europea sugli imballaggi fosse esagerato? Ripercorrendo la storia della proposta presentata mercoledì dalla Commissione, guardando da vicino gli obiettivi contenuti nel testo finale e ascoltando le reazioni delle associazioni ambientaliste più radicali, le prospettive appaiono meno cupe per l’industria italiana del settore, che vanta un ruolo di leadership a livello europeo.

Grazie al lavoro di squadra del “sistema Italia”, la proposta della Commissione – che sarà negoziata dal Parlamento europeo e dagli stati membri – è stata modificata profondamente rispetto alle bozze originarie. Dal governo al commissario Paolo Gentiloni, passando per Confindustria, le pressioni e il coinvolgimento personale hanno prodotto risultati. I due principali: la Commissione ha ridimensionato drasticamente gli obiettivi obbligatori di riutilizzo degli imballaggi e il riciclaggio va di pari passo con il riuso. “Il regolamento non è penalizzante per l’Italia e ci permette di andare avanti sull’economia circolare e il Green deal”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue.

 

L’allarme italiano è stato rilanciato ieri dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: “Il nuovo regolamento sugli imballaggi mette a rischio 7 milioni di posti di lavoro. Le imprese italiane sono leader nella sostenibilità e rappresentano un’eccellenza che andrebbe valorizzata a livello europeo”. Fino a mercoledì c’erano ragioni per preoccuparsi. Una bozza che era circolata un mese fa conteneva obiettivi di riutilizzo molto ambiziosi, da realizzare tra l’altro con i sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per bottiglie e lattine. Nel nord Europa il vuoto a rendere su cauzione è una pratica già diffusa. L’Italia, per contro, è all’avanguardia sul riciclaggio. L’obiettivo fissato dall’Ue del 65 per cento per il 2025 è già stato superato: oggi l’Italia ricicla il 73 per cento dei rifiuti da imballaggi. Mario Draghi prima e Giorgia Meloni poi hanno sollevato il problema direttamente con Ursula von der Leyen. Dentro la Commissione Gentiloni ha messo la riserva sull’adozione del testo e convinto diversi colleghi a criticare l’impatto sulle piccole e medie imprese. Così, la bozza di regolamento è stata pesantemente rivista.

 

Secondo la proposta finale della Commissione, nella gerarchia del trattamento dei rifiuti il riutilizzo e il riciclaggio sono praticamente sullo stesso piano. Dimostrazione: l’Italia ha ottenuto un’eccezione in base alla quale i paesi che raggiungono il 90 per cento di riciclaggio di bottiglie e lattine non dovranno passare a sistemi di vuoto a rendere su cauzione. “Il riutilizzo non è in competizione con il riciclo”, ha assicurato il vicepresidente Frans Timmermans: “Nessuno vuole mettere fine alle pratiche di riciclo che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti sottostanti”. Gli obiettivi di riutilizzo per il 2030 e il 2040 sono stati ridimensionati, in alcuni casi più che dimezzati: 20 e 80 per cento per i contenitori di bevande calde o fredde (contro 30 e 95 per cento della bozza); 10 e 40 per cento per quelli degli alimenti take away (contro 20 e 75); 10 e 25 per cento per le bevande analcoliche e birre (contro 20 e 75); 10 e 50 per cento per gli imballaggi dell’e-commerce (contro 20 e 80).

E’ sparita una “negative list” di caratteristiche che gli imballaggi non devono possedere. Sono state attenuate le restrizioni per gli imballaggi monouso nella ristorazione. Gli obiettivi di contenuto riciclato degli imballaggi sono stati ridotti. E’ stata inserita una clausola di revisione a 8 anni. L’European Environmental Bureau, che raggruppa 170 associazioni ambientaliste, ha deplorato che nella proposta finale “le misure hanno perso ambizione”. Dentro la Commissione si sottolineano anche i vantaggi per l’industria italiana del settore, a partire dal riciclaggio di tutti gli imballaggi (riutilizzati o no) dal 2030. Inoltre, l’obbligo di alcuni imballaggi, come i sacchetti di plastica leggeri, di essere compostabili rafforza uno dei principali attori italiani, Novamont.
 

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