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Altri sussidi contro il caro bollette avrebbero un effetto boomerang

Alberto Clò

Destinare altre risorse ai cittadini sarebbe errato per due ragioni: per l’impatto negativo sui conti pubblici e per l’implicito sostegno ai consumi che ne deriverebbero. Sussidiandoli, si accrescerebbero infatti le importazioni con conseguente pressione al rialzo dei prezzi

Spiace che Mario Draghi al termine della riunione del Consiglio europeo del 20-21 ottobre abbia dichiarato che “la decisione di questa notte ha portato a un calo dei prezzi del gas”, pur sapendo che niente di concreto era stato deliberato a Bruxelles, come ampiamente analizzato su queste pagine il 22 e 23 ottobre (da parte mia e di Simona Benedettini con Carlo Stagnaro). Tutti i punti riportati nel comunicato finale del Consiglio europeo erano infatti solo vagamente delineati, rimandando alla Commissione il compito di una loro puntuale definizione. Facendo credere quel che non è stato, Draghi ha trascurato di rammentare le reali ragioni alla base della caduta dei prezzi che non sono riconducibili alla politica ma ai fondamentali di mercato con un’abbondanza di offerta di gas nell’intera Europa dopo aver riempito gli stoccaggi (89 per cento capacità) e aver ridotto ampiamente le forniture di gas russo (dal 40 per cento al 7 per cento delle importazioni), grazie soprattutto alle importazioni di gas liquefatto (salite al 32 per cento delle importazioni europee). Nel mercato intra-day del tanto deprecato Ttf due giorni fa si sono registrati prezzi negativi a dimostrazione dell’eccesso di offerta. Il 24 ottobre i prezzi del gas hanno segnato sulla piattaforma italiana Psv un ulteriore crollo del 36,5 per cento a 30,5 euro/MWh contro gli 84 euro/MWh di inizio anno e la punta di 316 euro/MWh di fine agosto. Con un crollo quindi a oggi di oltre il 90 per cento. 

 

Aver contezza di questi dati, delle ragioni che ne sono all’origine, è massimamente importante nel momento in cui il governo sta decidendo le sue misure contro il caro-bollette. Bollette che alle prossime scadenze registreranno invece per la prima volta un non indifferente calo. Sarebbe opportuno che il regolatore Arera lo anticipasse almeno nel suo ordine di grandezza. Destinare altre risorse per diminuirle – dopo i 62 miliardi di euro (a debito) stanziate dal governo Draghi –, come invocato da molti a iniziare da Confindustria, sarebbe errato ove si escludano le famiglie o le piccole imprese più in difficoltà. Per due ragioni: per l’impatto negativo sui conti pubblici e per l’implicito sostegno ai consumi che ne deriverebbero. Sussidiandoli, si accrescerebbero infatti le importazioni con conseguente pressione al rialzo dei prezzi. Grazie anche al clima straordinariamente mite bisogna invece mantenere bassi i consumi per la necessità di scollinare senza danni l’inverno, non attingendo più di tanto alle scorte, stante la necessità di ricostruirle in vista dell’inverno 2023-2024. In condizioni di eccessivo freddo, specie se ritardato nel prossimo anno, vi è il rischio di dover ricorrere a razionamenti. L’incertezza su quel che potrà accadere si riflette sui prezzi di novembre che sulla piattaforma italiana Psv registravano tre giorni fa livelli di 88,8 euro/MWh contro i 30,5 del giorno dopo. L’equilibrio dei mercati del gas resta in conclusione ancora instabile, legato a un delicato filo. Evitiamo di contribuire a spezzarlo con decisioni poco ponderate.  

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