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Il costo del gas passa dai privati, non dalle scelte dell'Unione europea

Alberto Clò

L'accordo raggiunto dal Consiglio europeo non avrà alcun impatto sui mercati. Molto più efficaci per consolidare la riduzione dei prezzi potranno essere invece le azioni su domanda e offerta 

Della giornata del 20 ottobre meritano evidenziare due fatti: Da un lato, il sostenuto accordo raggiunto nel Consiglio europeo di Bruxelles su energia ed economia. Dall’altro, forse ancor più importante, l’ulteriore calo dei prezzi del gas sulla nostra piattaforma negoziale (Psv) calati ieri del 17,6 per cento a 58,8 euro/MWh contro la punta di 315,7euro/MWh della fine dello scorso agosto. Un crollo quindi dell’81 per cento che prefigura alle prossime scadenze una riduzione delle bollette energetiche (gas ed elettricità) dopo continui aumenti. Invocare nuovi interventi a favore dei consumatori, dopo i 280 miliardi di euro stanziati a livello europeo e i 62 a debito dell’Italia appare inopportuno. Quanto al merito dell’accordo non sono state adottate misure concrete in grado di incidere nel breve termine sui mercati energetici. Il Consiglio ha infatti invitato “Consiglio e Commissione a presentare con urgenza decisioni concrete”. Un’urgenza che si va predicando da molti mesi.

Questi i più rilevanti punti che possono trarsi dal Comunicato finale del Consiglio: (a) “l’acquisto congiunto volontario di gas” con una piattaforma tutta da costruire ed un’estrema difficoltà ad accomunare le esigenze dei diversi paesi; (b) “un nuovo parametro di riferimento complementare” per la quotazione del gas, idem sopra; (c) un corridoio dinamico di prezzo di carattere temporaneo” ancor più complesso da definire; (d) la fissazione temporanea di un “tetto al prezzo del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica”, relativo quindi ai prezzi finali al consumo, con la necessità che i governi coprano la differenza tra tetto e prezzi di mercati. Un tetto quindi non all’importazione (da Russia o altri fornitori) come auspicato da una quindicina di paesi europei, tra cui e specie dal nostro.

Tutte queste decisioni sono per lo più vagamente indicate necessitando quindi di tempi non brevi per essere puntualmente definite e divenire operative. A tal fine rileva la richiesta del Consiglio alla Commissione di svolgere ulteriori analisi costi/benefici e più precise “valutazioni d’impatto”. Sostenendo implicitamente che le proposte erano state avanzate senza si avesse contezza degli effetti che ne sarebbero potuti derivare. Il sostenuto accordo raggiunto a Bruxelles dal Consiglio non avrà in conclusione alcun impatto sui mercati e quindi sui prezzi del gas e della correlata elettricità. Molto più efficaci potranno essere invece le azioni sui fondamentali di mercato, lato offerta e soprattutto lato domanda, così da consolidare la riduzione dei prezzi che si va osservando da due mesi.

Il mercato più che la politica potrà attenuare la vittoria della Russia nella guerra energetica, che sta provocando drammatici effetti distruttivi sull’intera industria europea come attestato dal Financial Times il 19 ottobre. Alla caduta delle quantità Putin vede ora associarsi anche quella dei prezzi, non potendo col loro aumento più che compensare la flessioni delle prime, che ora rappresentano nel totale delle importazioni appena il 7 per cento contro il 40% dello scorso anno. Il nervosismo del dittatore russo manifestato nei giorni scorsi dal palco della Russian Energy Week – in cui ha minacciato il blocco totale delle forniture all’Europa nel caso dovesse introdurre un price cap – deriva forse dal timore che alla perdita di terreno nella guerra guerreggiata possa associarsi ora anche la perdita di terreno sulla guerra energetica.  

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