Impresa di russia

L'incontro tra le aziende italiane e Putin tra business, venti di guerra e defezioni

Mariarosaria Marchesano

Si tiene l’incontro con Putin, nonostante la moral suasion del governo e la crisi d’Ucraina

L’incontro tra un gruppo di grandi aziende italiane e il presidente russo Vladimir Putin, cascato in piena escalation delle tensioni tra Russia e Ucraina, ha rischiato di trasformarsi in un incidente diplomatico. Ma alla fine si è risolto tutto in modo (quasi) indolore perché il vertice c’è stato, Putin ha ricordato quello che gli premeva ricordare e cioè che le imprese italiane comprano gas a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato grazie a Gazprom, il colosso di stato russo, e alla conference ha preso parte un numero di partecipanti sufficiente a evitare che si notassero troppo le assenze eccellenti come l’Eni

      
Certo, è davvero singolare che un incontro per discutere delle relazioni economiche tra Italia e Russia, sebbene sia stato messo in agenda qualche mese fa dagli organizzatori, cioè la Camera di commercio italo-russa presieduta da Vincenzo Trani e il comitato imprenditoriale italo-russo guidato da Marco Tronchetti Provera, si svolga proprio quando il nostro paese è stato invitato dal presidente americano, Joe Biden, a far fronte comune in caso di un inasprimento del conflitto con Mosca. Sarebbe stato abbastanza comprensibile se il governo italiano, volendo evitare di dare agli Stati Uniti l’idea di essere condizionato dai rapporti commerciali con il paese di Putin (l’interscambio tra i due paesi ha registrato un aumento del 44 per cento nei primi nove mesi del 2021), avesse chiesto di annullare il vertice. Ma contrariamente a quanto si è detto, non è arrivata da Palazzo Chigi alcuna richiesta in questo senso alle imprese, piuttosto c’è stata una moral suasion con le partecipate pubbliche. E a quanto pare è prevalsa la libertà di scelta. Da un lato, c’è chi, come l’Eni (ma lo stesso vale anche per Snam e Saipem), ha preferito non presentarsi mercoledì mattina in videochiamata ritenendo che per quanto la Russia rappresenti un’area strategica per il colosso energetico tricolore, non si può ignorare che c’è di mezzo una questione di rilevanza politica come una possibile guerra.

    

Una nota del Cane a sei zampe ha confermato l’impossibilità di intervenire all’evento a cui, peraltro, era previsto che partecipasse non l’ad Claudio Descalzi, ma il manager responsabile per lo sviluppo dell’area russa e Asia centrale. “La decisione è stata condivisa sia con gli organizzatori dell’iniziativa, sia con i nostri interlocutori istituzionali”, ha aggiunto l’Eni. Una valutazione opposta è stata fatta dall’Enel, che conferma di aver partecipato all’evento con Putin senza aggiungere, però, ulteriori considerazioni. Tutt’altro discorso vale per i gruppi privati, che hanno fatto decisamente prevalere le ragioni del business.

   

È il caso di Generali, Intesa Sanpaolo e Unicredit, tutte e tre già presenti in Russia. Per il Leone, che nel 2013 ha acquisito una quota del 38,5 per cento della società Ingosstrakh Insurance, è intervenuto il presidente Gabriele Galateri di Genola e per Intesa Sanpaolo si è collegato Antonio Fallico che è il numero uno di Banca Intesa Russia. Presente era anche Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, che in Russia rappresenta la prima banca estera. Secondo alcuni rumors, proprio in queste settimane Orcel, dopo aver valutato l’acquisizione dell’istituto di credito pubblico Otkritie, avrebbe per ora deciso di soprassedere perché il rischio geopolitico legato al deal è aumentato eccessivamente. Ma né di questo né di altre questioni specifiche si è parlato nell’incontro che è durato due ore e mezza, e ha avuto un tono molto istituzionale, stando a chi vi ha partecipato. Il caso, insomma, è chiuso, ma ha comunque messo in tensione sia il governo sia gli organizzatori sia le aziende partecipanti. 

 

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