Sostegni e digitalizzazione. Il piano di Giorgetti per aiutare la moda

Fabiana Giacomotti

L'occasione è l’inaugurazione dell’edizione 100 di Pitti Uomo. Le idee del Mef per sostenere la ripresa di un settore che è rimasto la prima voce nella bilancia dei pagamenti anche nell'anno della sua crisi più nera

“Il Paese vi è grato” esordisce il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti all’inaugurazione dell’edizione 100 di Pitti Uomo, guadagnandosi un vieppiù di stima da parte degli imprenditori della moda che, in misura ancora contenuta ma significativa (circa quattrocento espositori, meno della metà rispetto ai tempi pre-Covid, comunque un bel segnale di ripartenza) lo ascoltano nel Salone dei Cinquecento da cui il sindaco Dario Nardella ha appena ricordato che “dopo la Peste Nera, proprio da queste sale nacque il Rinascimento”.

 

Noi del Foglio abbiamo scritto sul numero del 30 giugno che la ripresa non ha solo bisogno di sussidi, ma di idee: Giorgetti arriva a Firenze provvisto di entrambe. Ricorda a tutti quelli convinti che la moda sia il reparto balocchi e profumi che il settore è rimasto la prima voce nella bilancia dei pagamenti per circa 17 miliardi anche nel 2020, anno della sua crisi più nera, e che dunque merita non solo sostegno economico (“che non vuol essere solo un aiuto, ma uno sprone e una conferma per chi produce bellezza e continua a crederci”), ma anche iniziative per la digitalizzazione, tallone d’Achille delle infinite pmi, oltre 66mila, che sono al tempo stesso la grande forza e la debolezza del sistema, la formazione, la salvaguardia dell’eccellenza che, ce lo diciamo sempre, una volta persa, è difficilissimo recuperare.

  

  

Parla Giorgetti, e sembra di risentire Carlo Calenda negli anni della sua gestione del dicastero di via Veneto, quando sottolineava come un governo attento al bene del paese debba sostenere i settori che hanno le capacità e le opportunità per crescere. Nel Pnrr ci saranno dunque finanziamenti a fondo perduto da 5 milioni per start up interessanti, credito d’imposta di 95 milioni per il 2021 e di 150 milioni per il 2022 per i costi di magazzino, che dopo oltre un anno di fermo rischiano di rivelarsi esiziali sia per il tessile sia per il calzaturiero. Ma è nel momento in cui Giorgetti parla di “reshoring da favorire” e di “italianità da difendere”, accennando a quel terzo di imprese vendute alle multinazionali della moda, che il cuore dei presenti inizia a battere davvero. Poi, come sappiamo, molte senza l’aiuto dei grandi gruppi avrebbero rischiato di fallire, e la loro organizzazione ha permesso di risollevarne sorti che sembravano segnate.

 

Noi del Foglio abbiamo calcolato meno di un mese fa quanto sia cresciuto il fatturato delle aziende cedute “allo straniero” rispetto a quelle rimaste in mani italiane, evidenziando purtroppo un andamento decisamente migliore e più veloce per le prime. Oltre agli aiuti, ci manca organizzazione, formazione, un minor spirito “di famiglia”: contiamo che alla voce “formazione” il ministro voglia inserire anche queste voci.

 

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