Fuggire sì, ma come. Il turismo ai tempi del green pass

Enrico Cicchetti

Sta arrivando la stagione delle vacanze: flessibilità e incertezza sono le parole chiave, due facce della stessa medaglia. I dubbi sul passaporto vaccinale e quelli sui vaccini nei luoghi di villeggiatura, le ferite subite dalle categorie di settore e i tentativi di ripartire. Come viaggeremo in questa estate post Covid

L'anno scorso “passammo l'estate su una spiaggia solitaria”, per citare l'indimenticabile Franco Battiato. O almeno, c'è chi ci ha provato - possibilmente senza varcare i confini del paese. La stagione 2020 è stata a due velocità: risultati migliori delle aspettative per alcune destinazioni e fatturati in caduta libera in altri segmenti di offerta, come le città d’arte, secondo il bilancio di Confturismo e Assoturismo. Che hanno registrato, in ogni caso, un calo del 30 per cento nelle strutture ricettive, con pochissimi stranieri e gli italiani poco propensi a spendere. E quest'anno? Ci aspetta un'altra “wonderful summer on a solitary beach”? Abbiamo provato a capire come viaggeremo nell'estate post pandemia, tra green pass e una campagna vaccinale che a fatica inizia ad avvicinarsi alle aspettative (le famose 500 mila inoculazioni al giorno), con le frontiere ancora socchiuse e, di nuovo, tanta incertezza per i cittadini e per gli operatori di un comparto, quello del turismo, che da solo vale il 13 per cento del pil italiano

 

 

“La pandemia ha avuto sul nostro settore l'effetto di due bombe atomiche, con un drop di mercato dell'80-90 per cento. Il problema è capire quando il calo sarà riassorbito. A marzo 2020 si diceva che ci saremmo ripresi nel 2023, sei mesi dopo si è iniziato a parlare di un ritorno a una situazione pre-crisi nel 2024: ogni sei mesi i tempi si allungano di un anno”, dice al Foglio Tony Pirozzi, Business and Marketing Director di ​​​​Columbus, una delle principali compagnie di assicurazioni specializzate in viaggi. “Negli ultimi anni, quando con 450 euro si volava da Londra a San Francisco andata e ritorno, viaggiare era facile. Ora non è più così. Ma siamo in una fase di recupero. La gente inizia a viaggiare benché si tratti ancora per lo più di destinazioni nazionali”.

 

 

Sembra sempre più evidente che anche quest'anno pianteremo l'ombrellone in una spiaggia italiana. Secondo un'indagine mUp Research e Norsta per Facile.it pubblicata ieri, sono 22 milioni gli italiani che, per le ferie, hanno scelto di rimanere dentro i confini. Il turismo sarà soprattutto domestico anche secondo easyJet. Per Lorenzo Lagorio, country manager Italia della lowcost britannica, “le mete saranno principalmente località turistiche come le isole, Sardegna e Sicilia, ma anche tutto il sud Italia. Abbiamo previsto un rafforzamento delle nostre rotte da e per queste località e aumentato le frequenze anche per alcune località del sud Europa (Grecia, Spagna, Turchia) che secondo le nostre previsioni saranno mete ambite per l’estate 2021. In generale stiamo 'ascoltando' i nostri clienti e siamo in grado di rivedere e modificare la nostra programmazione molto rapidamente, per assicurarci di operare rotte in linea con la domanda e di fornire gli orari e le frequenze che i nostri clienti desiderano. È questa forse la più grande novità: flessibilità per i clienti, con la possibilità ad esempio di cambiare i voli senza penale fino a due ore prima della partenza, ma anche come approccio alla nostra operatività, aumentando le frequenze e i voli dove vediamo un incremento della domanda”.

 

Flessibilità come nuova parola chiave, perché il tempo è diventato, ancora più di prima, un concetto centrale per chi progetta di viaggiare: “Lo abbiamo visto l'estate scorsa con l'abbandono dell'aereo in favore dell'auto. Le lungaggini negli aeroporti hanno avuto un effetto sui comportamenti dei consumatori”, ci spiega Pirozzi di Columbus: “I test in partenza, per esempio, hanno provocato ritardi, che significano voli persi e rimborsi”. Le assicurazioni quindi si sono reinventate per coprire i nuovi imprevisti. “Tra le aziende del settore, resisteranno le più forti e le più creative”.

 

Secondo un sondaggio condotto da easyJet a gennaio 2021 su oltre 5.000 passeggeri, il 65 per cento degli europei ha già prenotato un volo, o intende farlo, entro il 2021. In Italia questo numero sale al 76 per cento. Di coloro che avevano già fatto una prenotazione per il 2020 (14 per cento) oltre la metà (56 per cento) ha detto che intende prenotare di nuovo quest'anno, mostrando un forte desiderio di recuperare il tempo perduto. “C'è molta voglia di viaggiare”, aggiunge il manager della compagnia. “Lo dimostrano anche i dati delle prenotazioni: appena c’è un annuncio da parte delle istituzioni sugli allentamenti delle restrizioni, notiamo un incremento sostanziale nelle prenotazioni dei voli. Ne è un esempio il più 200 per cento per i voli domestici in Italia che la compagnia ha registrato nei giorni successivi all’annuncio da parte di Draghi di una graduale, ma irreversibile, riapertura dei confini regionali anche per spostamenti non essenziali”.

 

 

Resta il grande tema del turismo straniero, che nel 2019 – secondo i dati della Banca d'Italia – muoveva 44,3 miliardi di euro. Nel 2018, secondo Unioncamere, la spesa turistica era stata complessivamente di 84 miliardi di euro, per il 45,3 per cento dovuta a chi arrivava da fuori a visitare il nostro paese. Il cosiddetto “passaporto vaccinale” era stato immaginato come incentivo ai viaggi extra-nazionali. Ma c'è chi ha dubbi sulla sua reale efficacia, ora che i tempi iniziano a farsi piuttosto stretti. “Dopo il primo via libera del Consiglio europeo, la Commissione ha iniziato a elaborare un modello di certificazione vaccinale che possa agevolare gli spostamenti”, dice al Foglio l'avvocato Vincenzo Salvatore, leader del Focus Team Healthcare e Life sciences di BonelliErede, professore di diritto dell’Unione europea all'università dell’Insubria.

 

Mettere d'accordo le richieste di Bruxelles e dei singoli stati membri non è una passeggiata. C'è stato dibattito persino sul nome del documento: il Parlamento europeo ha deciso che non si chiamerà più Digital Green Pass ma Eu Covid-19 certificate. “Non essendo un documento di identità delle persone non sarà esattamente un passaporto”, spiega l'avvocato, “ma sarà come un passe-partout che permetterà solo di capire chi ha possibilità di circolare tra i diversi paesi”.

 

Il certificato dovrebbe riportare non solo le vaccinazioni avvenute, ma anche i test effettuati e le eventuali guarigioni dalla malattia. Una volta soddisfatto uno dei tre requisiti, si potrà viaggiare in tutti i paesi dell’Unione, con le stesse modalità e senza quarantene né test obbligatori. "La Commissione è al lavoro e parla di giugno come data possibile", prosegue Salvatore. "Ci sono paesi, tra i quali l'Italia, che prevedono di realizzarne uno proprio già a partire da maggio. Tuttavia un documento di questo genere pone diversi problemi: c'è la questione della tutela dei dati, che vanno acquisiti e conservati solo per finalità specifiche e limitate. Va tutelata la privacy di ciascuno: potrei, per esempio, non volere che si sapesse che ho contratto il virus e che sono guarito".

 

"Poi c'è il problema dell'aggiornamento dei dati: il risultato di un tampone fatto quattro o cinque giorni prima non è più molto significativo. E non c'è ancora una certezza scientifica del fatto che chi è vaccinato non possa trasmettere comunque il virus".

 

"C'è anche il problema delle famiglie, nelle quali ci potrebbero essere soggetti più anziani che hanno già fatto il vaccino con figli non ancora immunizzati. E ancora: poiché alcuni stati si sono già portati avanti in autonomia, andrà verificata la compatibilità tra i diversi 'pass' e quello europeo, con il rischio di dovere effettuare delle modifiche. E poi ci sono le banche dati, che rischiano di essere diverse sia a livello nazionale sia regionale”. Senza contare i casi come quello dell'Ungheria, per esempio, dove una gran parte della popolazione è stata vaccinata con farmaci (lo Sputnik V russo e il Sinopharm cinese) non ancora riconosciuti dall'Ema.

 

"Insomma, il rischio è che il pass arrivi in ritardo rispetto alla stagione turistica", tira corto l'avvocato Salvatore. "Si potrebbe pensare a un modello simile a quello in uso nel Regno Unito: chi entra nel paese deve farlo con un tampone negativo, affrontare dieci giorni di quarantena e ripetere il test al secondo e all’ottavo giorno". È chiaro che un periodo così lungo di quarantena non è conciliabile con il tempo medio delle vacanze estive, ma si può pensare a rendere disponibili molti più tamponi molecolari, da ripetere nel tempo. "Lo stato e le regioni", dice Salvatore, "potrebbero sostenere le strutture ricettive – i villaggi vacanze, i resort, le crociere – coprendo i costi del tutto o in parte. Anche i turisti ne gioverebbero e, sapendo di muoversi in un ambiente tutelato, avrebbero una maggiore propensione a venire a trascorrere le ferie in Italia. Se vogliamo sostenere il turismo, invece di pensare solo a incentivare le compagnie aeree lo stato pensi a sussidi di questo genere".

 

E invece i vettori aerei sembrano abbastanza soddisfatti dall'ipotesi di un "green pass". "Come easyJet – ci dice Lagorio – sappiamo che il principale deterrente per i viaggiatori non è la paura di ammalarsi quanto le complicazioni dovute a test da eseguire per poter viaggiare, oppure sbarcare in una meta e doversi mettere in quarantena. Il problema più grande rimane la grande variabilità di queste misure, spesso molto diverse da paese a paese. In questo quadro, le ultime novità annunciate dal governo ci fanno ben sperare perché introducono una linea comune almeno in Italia che dà maggiore respiro a chi vuole organizzare le proprie vacanze. Tuttavia come compagnia che ha basato la sua strategia su prezzi che permettano a tutti di viaggiare, crediamo che l’imposizione di test non basata su evidenze scientifiche o su livelli di rischio, possano svantaggiare le persone o alcune fasce, perché fanno lievitare di molto il costo del viaggio. Si pensi, per esempio, a una famiglia di quattro persone, nella quale tutte devono fare almeno un tampone alla partenza e all'arrivo".

 

C'è poi un ultimo punto da monitorare: fare attenzione che le regole imposte in emergenza non finiscano per imbrigliare oltre tempo massimo il settore. "La sicurezza delle persone deve rimanere una priorità, ma appena sarà possibile alcune procedure dovranno venire meno. Per esempio oggi le tecnologie delle macchine al controllo bagagli riescono a dedurre la pericolosità o meno di un liquido, eppure permane ancora l’obbligo (introdotto dopo gli attentati dell'11 settembre 2001) dei limiti di liquidi nel bagaglio a mano".

 

 

In fondo alla filiera ci sono poi le agenzie turistiche, che già a gennaio sono scese in piazza per chiedere interventi da parte del governo. "A livello di viaggi e richieste di prenotazioni, fino a aprile non era cambiato nulla, abbiamo avuto perdite fino al 100 per cento", dice Marco Federici di Maavi, il movimento autonomo delle agenzie di viaggio italiane. "Dai primi di maggio iniziano a esserci richieste per turismo interno, località di mare in Italia, un po' di montagna. C'è movimento sull'affitto di ville e appartamenti, sugli itinerari esperienziali. Qualcuno riesce a reinventarsi così, ma finché si tratta solo di turismo interno è dura. Siamo in contatto con il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, al quale abbiamo chiesto il finanziamento di un secondo fondo turismo e al quale proponiamo di riattivare il bonus vacanze in maniera che le agenzie possano cederlo alle banche per avere soldi cash. Per noi la parola chiave rimane comunque incertezza. Un'incertezza riguarda anche i vaccini: se li fai adesso e hai il richiamo a luglio o agosto, mentre sei in vacanza, come fai?".

 

Su questo punto, il governo e le regioni stanno valutando di fare i richiami nei luoghi di villeggiatura. Ma le difficoltà sono notevoli, sia a livello logistico, sia perché manca una piattaforma unica che permetta di raccogliere e trasmettere i dati a livello nazionale. Anche se confida di trovare le giuste "modalità per risolvere anche questo problema", il ministro Garavaglia ha ammesso che "ci sarà qualche difficoltà". E Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico-scientifico, su Sky Tg24 ha detto di temere che "sia veramente troppo complesso". Insomma, occorre flessibilità, grande parola chiave di questa estate in arrivo. Ma c'è pure l'altra faccia della medaglia e una grande incertezza che ci pende ancora sulla testa.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti