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“Chi inquina riceve”. Questo è, per ora, il motto del Green Deal

Patrizia Feletig e Chicco Testa

All’Italia, che ha fatto i compiti a casa, vanno molti meno soldi rispetto a chi emette più CO2 come la Polonia

Certo bisognerà guardare meglio i numeri e soprattutto vedere quali saranno le mosse future e come saranno allocati  i prossimi  fondi. Certo i gas serra sono un problema globale e non importa in quale paese si abbassino, purché si riducano. Ma comunque fa un po’ impressione leggere che all’Italia con 60 milioni di abitanti toccano 364 milioni di euro, mentre la Polonia con meno di 40 milioni porta a casa 2 miliardi di euro. Praticamente in media, ogni italiano riceverà 6 euro a testa da questo fondo contro i 52 dei polacchi. Anche se non è quella la dotazione pro capite più generosa considerato che in Estonia si sfiora i 95 euro. 

 

 

L’Italia, a dispetto delle sue dimensioni, è settima in questa classifica relativa ai primi fondi del Green Deal. Occorre capire meglio, ma qualche osservazione è già possibile. Polonia, Germania e altri paesi dell’est europeo fanno ancora largo ricorso al carbone e ad altri combustibili fossili molto inquinanti e questa dovrebbe essere la ragione principale: aiutarli nella transizione. Il che però suonerebbe un po’ come una cinica conseguenza per l’Italia che ha già fatto i compiti a casa. In Italia il carbone ha  una quota minoritaria, molti impianti sono stati convertiti a gas e abbiamo un record europeo nella produzione rinnovabile. Le quali cose sono costate all’Italia una vera montagna di quattrini. Circa 50 miliardi di investimenti privati e una spesa annua superiore ai 15 miliardi che porterà a una spesa complessiva di circa 230 miliardi a sostegno delle rinnovabili. In altri termini, avendo noi fatto i compiti a casa mettendo le relative spese a carico dei nostri cittadini, abbiamo meno problemi e quindi meno soldi. Prendiamo la Germania. La progressiva chiusura del nucleare, fonte  energetica a zero emissioni, una mossa politica per cercare di tacitare i Verdi tedeschi, ha però aumentato le emissioni di CO2 da carbone e lignite. E oggi si trova premiata dai contributi europei. La Polonia poi viene ricoperta di denaro, 2 miliardi,  e vi è il fondato sospetto che questo sia servito anche a tacitarne l’opposizione al Green New Deal e lo scetticismo nei confronti del riscaldamento globale. 

 

 

Insomma, per il momento il nostro entusiasmo nei confronti del nuovo corso europeo non sembra essere stato minimamente premiato. Certo questa è solo la prima tranche, ma per il momento la nostra capacità negoziale sembra non avere prodotto risultati significativi. Anche la Francia che pure è in termini di emissioni il paese più virtuoso, grazie al nucleare, prende più soldi di noi. E questo perché, nei criteri di valutazione dell’assegnazione dei fondi di transizione giusta, non si considera solo la dipendenza energetica dal carbone e il peso occupazione nella filiera mineraria, ma anche l’inquinamento industriale. E la nostra vicina con la sua forte industria chimica e pesante finisce per piazzarsi peggio dell’Italia che pure ha un mix energetico più sbilanciato sui fossili della Francia.

 

Paolo Gentiloni, il nostro Commissario europeo, è appena salito a bordo, ma gli consiglieremmo di guardare con molta attenzioni alle mosse delle vecchie volpi europee. A meno che in Europa il vecchio principio per cui chi inquina paga non sia stato sostituto da un più comodo “chi inquina riceve”.

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